Diritto e geopolitica

Gaza è “occupata”?

Una ripetuta affermazione è ormai diventata un mantra su tutti i mezzi di informazione, nei numerosi cortei che si svolgono ad ogni aumento di tensione lungo il confine tra Israele e la Striscia di Gaza, e in bocca ai politici di tutta Europa e del mondo, ed è la seguente, “Gaza è occupata”.

Se leggiamo le ripetute, e quasi ossessive, risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU, del Consiglio dei Diritti Umani – che dal 2006 ha sostituito la Commissione per i diritti umani – e di numerose altre organizzazioni ONU non ci sono dubbi: Gaza è occupata.

La definizione di occupazione, nel diritto internazionale, si trova nell’art. 42 della Convenzione dell’Aia del 1907, che recita:

«Un territorio è da considerarsi occupato quando si trova sotto l’autorità di un esercito ostile. L’occupazione si applica solo al territorio, dove questa autorità è stabilita e può essere esercitata.»

In pratica, la Convenzione dell’Aia, stabilisce che c’è occupazione quando esiste un “effettivo” controllo di un esercito su un determinato territorio e sulla relativa popolazione che vi abita. Di questo principio esistono due principali interpretazioni: una, più restrittiva, della Corte Internazionale di Giustizia (sentenza del 2005 sul caso Congo Vs Uganda) e una più ampia del Tribunale di Norimberga. Entrambe sottolineano il requisito della presenza delle forze armate sul territorio.

Sono, quindi, tre le condizioni necessarie affinché si possa parlare di occupazione:

  • Un esercito “fisicamente” dislocato nel territorio.
  • L’esercito deve avere un effettivo potere di governo sulla popolazione.
  • Il legittimo governo non è in grado di esercitare il potere amministrativo nel territorio e sulla popolazione.

Israele è da molto tempo accusato, come abbiamo visto, di “occupare” illegalmente la Striscia Gaza, nonostante abbia abbandonato l’enclave dal 2005.

La prima considerazione da fare in merito alla Striscia di Gaza (vedi cartina 1), è che, come evidenziato nell’articolo pubblicato il 23 agosto, è un errore definirla “occupata” sulla base della sovranità israeliana sancita dal Mandato britannico di Palestina, avendo fatto parte del territorio.

Anche se volessimo considerarla un territorio occupato nella guerra del 1967, essendosi trattato di una guerra difensiva per il diritto internazionale, si tratterebbe di una occupazione legale. Inoltre dagli accordi di Oslo (1993) in avanti molti altri accordi si sono succeduti con l’Autorità Nazionale Palestinese per il trasferimento delle competenze amministrative, giuridiche ed economiche dall’esercito israeliano all’ANP.

Con gli accordi del Cairo del 4 maggio 1994 (“accordi per l’area di Gerico e della Striscia di Gaza”) l’esercito israeliano si ritirava dalla quasi totalità della Striscia, rimanendo tuttavia presente negli insediamenti, nelle basi militari e nelle vie d’accesso al confine con l’Egitto e Israele. Le competenze sulla popolazione araba passavano di fatto all’ANP.

Con gli accordi del 28 settembre 1995 (Oslo II) l’ANP assumeva oltre che per tutti gli affari civili, la responsabilità per la sicurezza tranne che per gli insediamenti e le basi. Ma la tappa più importante di questo processo di trasferimento dei poteri è stato il ritiro israeliano del settembre 2005. Da questo momento in avanti in tutto e per tutto, gli aspetti civili, amministrativi e di sicurezza passavano esclusivamente all’ANP. Israele detiene oggi unicamente il controllo dei propri confini, mentre l’ANP quello con l’Egitto. Il 15 novembre 2005 fu firmato l’accordo relativo al passaggio dei beni e delle persone tra la Striscia di Gaza e Israele. Il controllo palestinese è diventato completo sulla Striscia e i suoi abitanti.

Ne consegue che, per la Convenzione dell’Aia e sulla base delle tre condizioni summenzionate, Gaza non può in alcun modo essere considerata un territorio occupato. Né si può supplire a questa carenza occupazionista, sostenendo che Israele ne controlli tutti i confini, come succede per altro in tutto il mondo tra stati confinanti, perché, come si evince chiaramente dalla cartina 1, esiste un confine internazionale tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, controllato esclusivamente dalla polizia di frontiera egiziana, dal quale passa di tutto… in base all’orientamento politico del governo egiziano in carica.

Da quello israeliano passano per contro e quotidianamente – anche durante gli scontri armati – generi alimentari, carburante, attrezzature, vestiti e ogni altro prodotto, ad esclusione di mezzi e materiali che possono avere un uso militare. Anche il controllo dello spazio aereo o marittimo non implica “occupazione” perché non ha impatto sulla vita dei residenti della Striscia.

Un esempio chiaro è stata la “No Fly Zone” creata in Iraq e in Libia dalle coalizioni militari internazionali, e mai da nessun organismo internazionale denunciata come “occupazione”.

Quindi è davvero grottesco che le risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU, soprattutto a partire dal 2005, riportino tra i “territori occupati” da Israele la Striscia di Gaza. In realtà sono un copia-incolla di altre risoluzioni che da più di 20 anni si ripetono uguali a se stesse. Risoluzioni che non hanno alcun valore legale: le risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno solo un peso politico ma non legale sotto il profilo del diritto internazionale.

Va sottolineato, inoltre, che il gruppo terroristico Hamas, dal 2007, ha il pieno controllo del territorio e degli abitanti della Striscia di Gaza. Infatti nel giugno 2007 Hamas ha effettuato un colpo di stato ai danni del legittimo governo dell’ANP che ha provocato diverse centinaia di morti – tra i quali molti funzionari governativi buttati giù dai palazzi – e ha di fatto preso il potere sulla popolazione della Striscia.

In conclusione, in considerazione delle tre condizioni affinché si possa parlare di occupazione, Gaza è effettivamente “occupata” da Hamas, il quale ha la forza militare dislocata sul territorio, ha l’effettivo governo sulla popolazione in tutti i suoi aspetti: civile, amministrativo, di sicurezza e di governo, mentre il legittimo governo – in base agli accordi di Oslo – cioè quello dell’ANP non ha più il potere amministrativo sulla popolazione.

 

Torna Su