Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Gli israeliani hanno ucciso Babbo Natale? | di Federico Steinhaus

L’ultima trovata, non molto sofisticata, della propaganda dell’Autorità Palestinese contro Israele arriva subito dopo Natale.
Il 28 dicembre Al-Hayat Al-Jadida, organo ufficiale dell’Autorità Palestinese, ha pubblicato una vignetta nella quale un soldato israeliano punta la sua arma addosso ad un Babbo Natale grondante sangue; il testo dice “Ha provato ad accoltellarmi. Un’altra vignetta del medesimo quotidiano, di due giorni prima, mostra un Babbo Natale fermato ad un posto di blocco, con un soldato israeliano che lo minaccia col mitra ed un alto che finge di avergli trovato indosso un coltello. Entrambe queste vignette hanno lo scopo di colpire l’immaginazione – soprattutto dei bambini- con l’accusa che rimbalza da mesi su tutti i media palestinesi, che cioè gli israeliani abbiano fabbricato ad arte gli episodi di attacchi con coltelli portati a termine da isolati palestinesi contro civili inermi nel 2015  e nel 2016, collocando poi  dei coltelli vicino ai cadaveri dei supposti terroristi, dopo che sono stati uccisi dagli israeliani  (come si vede in una terza vignetta, questa volta dell’account twitter di Al Fatah, che mostra una fila di palestinesi morti ed un soldato israeliano che sistema a terra, vicino a loro, i coltelli togliendoli da un’ampia cesta; il testo, in arabo ed inglese, dice: Spara-metti un coltello-fai una foto).
Sempre a proposito degli strumenti di cui si serve ampiamente l’Autorità Palestinese non possiamo tacere della nobile branca delle Nazioni Unite che pomposamente si autodefinisce Consiglio per i Diritti Umani. Ne fanno parte, in questo 2017, l’Arabia Saudita, che vanta sentenze di morte per apostasia ed adulterio; il Venezuela, che usa con generosità delle prigioni per mettere a tacere i giornalisti ed i politici dell’opposizione; la Cina, dei cui meriti nel campo dei diritti umani è quasi superfluo fare cenno; Cuba, anch’essa campione della libertà di stampa e di pensiero; l’Iraq, un paese nel quale l’uccisione degli avversari è uno strumento di potere; il Qatar, che ospita Al Jazeera ma anche i capi di Hamas; il Burundi, nel quale le esecuzioni sommarie sono una pratica abituale; il Bangladesh, che non si discosta dalle cattive abitudini ora citate; gli Emirati Arabi, nei quali non esistono partiti politici e gli arresti segreti e senza accuse sono una pratica abituale. Per tutti i paesi islamici si aggiunga, come meriti umanitari, che le donne sono in condizione di grave inferiorità, che i gay sono discriminati e spesso perseguitati, che nelle prigioni regna la brutalità dei guardiani.

Altri illustri membri di questo ineffabile Comitato che giudica gli Stati Uniti,la Gran Bretagna, la Francia e gli altri i paesi europei, sono l’Albania, la Bolivia, il Botswana, il Congo, l’Etiopia, l’Indonesia, il Kirghizistan, la Mongolia, la Nigeria, le Filippine, il Ruanda per citare solamente i più encomiabili.
E’ vero che col primo gennaio l’esimio Ban Ki-Mon è stato sostituito, ma siamo certi che il nuovo segretario generale portoghese abbia la forza e la capacità di far riflettere questo e gli altri Comitati e Commissioni sulla denuncia del pregiudizio anti-israeliano imperante con la quale il suo predecessore ha lasciato la poltrona?

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