Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Il catastrofico Sudafrica che accusa Israele di genocidio

Il Sudafrica, che ha portato Israele davanti alla Corte di giustizia internazionale dell’Aja con l’infamante accusa di «genocido», è uno Stato fallito e criminale, che gode di un’immeritata indulgenza da parte della comunità internazionale. 

L’African National Congress (ANC), al potere nella nazione, guidato da presidente Cyril Ramaphosa, che ha sostituito Jacob Zuma, dimessosi dopo le accuse di corruzione e stupro, è un clan mafioso impegnato nel saccheggio finanziario del Paese. 

La repubblica sudafricana è, per usare una formula di Joseph Conrad, «uno dei luoghi di tenebra della terra». Vanta, infatti, tassi di stupro e omicidio tra i più alti del pianeta. La deputata Dianne Kohler Barnard di «Alleanza Democratica», il secondo partito politico più grande della nazione, ha dichiarato: «Abbiamo 47 omicidi al giorno. Il tipo di cifra che ci si aspetterebbe in una zona di guerra». 

Numeri che rendono il Sudafrica più pericoloso del Messico infestato dai cartelli della droga e del Sudan, dove il governo del presidente Omer al-Bashir ha intensificato il massacro e lo stupro di massa di uomini, donne e bambini del Darfur e del Sud Sudan. Quello stesso Omer al-Bashir a cui l’ANC ha permesso di lasciare Johannesburg il 15 giugno 2015, ignorando il mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale, che lo accusa di genocidio e crimini contro l’umanità. 

Inoltre, gli agricoltori boeri bianchi rimangono l’obiettivo primario della violenza politica e della rabbia popolare. Secondo il Times di Londra, dalla fine dell’apartheid, più di 4.000 di loro sono stati assassinati in una nazione classificata come «quasi genocidaria». Dei 50 omicidi commessi ogni giorno, il 20% delle vittime sono bianchi. Il 95% dei bianchi assassinati è stato vittima di un nero.

Parte della carneficina è attribuibile allo stesso Zuma e al suo successore. Nel 2013, prima di cadere in disgrazia, guidò una folla cantando «gli spareremo con le mitragliatrici, loro scapperanno, il governo sparerà loro con la mitragliatrice, spara ai boeri, li colpiremo, loro scapperanno».  

Quindi, non sorprende che il tasso di omicidi tra gli agricoltori bianchi sia quadruplo rispetto a quello del resto della popolazione. 

Le statistiche sugli stupri sono altrettanto spaventose. Ogni anno si verificano circa mezzo milione di stupri, di cui solo uno su nove viene denunciato. Ciò equivale a 132,4 stupri ogni 100.000 abitanti ogni anno, di gran lunga il totale più alto del mondo. Molte di queste violenze carnali sono di tipo «correttivo», messe in atto da legioni di uomini convinti che stuprare una lesbica la «curerà» dalla sua omosessualità. 

Per quanto concerne l’economia, le principali ragioni del rapido deterioramento dell’economia del Sudafrica possono essere descritte come «apartheid al contrario». Nel tentativo di correggere le disparità razziali del passato, l’ANC ha istituito il programma Black Economic Empowerment (BEE), seguito poi dal programma Broad-Based Black Economic Empowerment (BBBEE). Si tratta di sistemi in base ai quali tutte le imprese pubbliche e private sono tenute a «rendere la propria forza lavoro demograficamente rappresentativa del profilo razziale del paese». Nel 2013, il parlamentare dell’ANC Mario Rantho ha descritto così la visione di governo del suo partito: «è imperativo eliminare il merito come principio prioritario nella nomina dei dipendenti pubblici”. 

Inoltre, il declino dell’agricoltura sudafricana è andato di pari passo con quella che viene chiamata, eufemisticamente, «riforma agraria». Gli agricoltori bianchi sono stati assassinati o cacciati dalle loro terre, ma questo non ha reso l’agricoltura più produttiva e la società più equa. 

L’aspettativa di vita è scesa dai 64 anni della fine dell’apartheid ai 56 di oggi. Con il «tribalismo partitico» applicato alle nomine pubbliche e il razzismo anti-bianchi, uniti a un governo de facto a partito unico, è arrivata un’inevitabile ondata di corruzione. Gli incarichi governativi vengono assegnati a membri dell’ANC, indipendentemente dalle loro qualifiche. Un metodo che produce inefficienze e latrocini. 

Solo le stesse politiche disastrose che il despota marxista Robert Mugabe applicò allo Zimbabwe e il generale filosovietico Idi Amin all’Uganda. 

Thabo Mbeki, vicepresidente del «South African Institute of International Affairs», un think tank indipendente con sede presso l’Università del Witwatersrand, già nel 2004 affermava che «l’africano medio è più povero rispetto all’epoca del colonialismo». 

Questo è il Paese che criminalizza Israele e lo accusa di «genocidio». Uno Stato mafioso che la combinazione di disastrose politiche economiche socialiste, autoritarismo e razzismo istituzionalizzato, ha reso una delle aree più pericolose del pianeta. 

La leadership sudafricana non è molto diversa da quella di Hamas. Il Sudafrica, come il Venezuela o Cuba, come la Siria di Assad o l’Iraq di Saddam, non è solo un museo di atrocità, ma anche un ammonimento: osservate quali catastrofi, economiche e umane, generano le politiche «antioccidentali». 

 

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