Editoriali

Il crocevia del proprio destino

Il mondo islamico è una densa concentrazione di barbarie e inciviltà. I rapimenti di donne, bambini e anziani messi in atto da Hamas ne rivelano, ancora una volta, la vocazione genocida e totalitaria, che pone l’organizzazione terroristica e i suoi sostenitori in continuità col nazismo.

Gli Stati Uniti d’America e le altre nazioni occidentali, per decenni, hanno versato ingenti somme di denaro ai cosiddetti «palestinesi» nella speranza, del tutto vana, che scegliessero di civilizzarsi. Tale aspettativa non è mai stata niente più che una bella, quanto inutile, illusione.

L’Islam è un’ideologia ossessionata dalla violenza e dalla morte, che predica la sottomissione e la decapitazione degli infedeli. Nella Gaza dominata da Hamas la fissazione per lo sterminio degli ebrei ha raggiunto livelli equiparabili a quelli del Terzo Reich.

Essere così vicini all’odiato nemico ebraico, anche se il nemico ebraico fornisce ai civili di Gaza di tutto, dall’acqua all’assistenza sanitaria, ha reso l’odio verso gli ebrei incontenibile. Il fanatismo antisemita dei palestinesi ha imposto agli israeliani l’edificazione di barriere di cemento e di filo spinato per proteggersi.

Eppure i dollari, gli euro, le sterline e le corone hanno continuato ad affluire a questi estremisti con in testa nient’altro che il sogno di una nuova Shoah. I finanziamenti non rimpinguano solo le casse di Hamas, ma anche quelle del suo sponsor sciita, ossia la teocrazia iraniana.

Nel 2016, l’amministrazione Obama ha trasferito 1,7 miliardi di dollari all’Iran. Mentre l’amministrazione Biden, a settembre, ha inviato ben 6 miliardi di dollari, con la promessa che sarebbero stati utilizzati per scopi «umanitari» – come se ci si potesse fidare dei discendenti di Khomeini. I lupi del terrore islamico hanno fiutato l’appeasement.

Sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1948, Israele ha trasformato, come vuole un’espressione consolidata, il «deserto in un’oasi». Nel frattempo, la popolazione palestinese, nonostante ricevesse il più alto livello di aiuti umanitari internazionali pro capite dell’intero pianeta, non ha fatto altro che ammassare armi e scavare tunnel per andare a sgozzare bambini e anziani nei kibbutz al confine.

L’islamismo è l’erede del nazismo. Il nuovo Male nella Storia, che però incontra la simpatia dei progressisti e dei pacifisti occidentali. Ieri, mentre il decantato sistema di difesa missilistico «Iron Dome» d’Israele era inattivo, un bulldozer ha distrutto la recinzione israeliana al confine di Gaza, consentendo ai jihadisti di riversarsi in territorio nemico in gran numero.

Perché non c’è un vero e proprio muro al confine con Gaza ma solo una recinzione? Ebbene, immaginate come avrebbero reagito l’amministrazione Biden e l’Unione Europea all’idea di un muro. Inutile nasconderlo: tra i responsabili dell’attuale disastro in Israele vi è Joe Biden.

Il presidente americano, come il suo predecessore democratico, il «messia» afroamericano, ha disdegnato Netanyahu e le ragioni d’Israele, dando agli Ayatollah dell’Iran e ai loro delegati, Hamas ed Hezbollah, la fiducia necessaria per sfidare lo Stato ebraico.

I nostri «pacifisti», e con essi tutta la vergognosa e moralmente indegna carovana pro-Palestina, dalle atroci scene provenienti da Israele, capiscano che con Hamas non si arriverà mai alla pace, perché alla base dell’organizzazione c’è il rifiuto di accettare la presenza di  Israele, l’opposizione ai trattati di pace, il ricorso sistematico al terrorismo e il riconoscimento dell’Islam come unica fonte della vita civile e morale.

Non si può convivere con un nemico ossessionato da fantasie apocalittiche e desiderante massacri di massa. La condizione preliminare di una pace duratura è la sconfitta totale di Hamas e l’eliminazione fisica di tutti i suoi membri. I lunghi anni dei tentennamenti devono cessare. Israele si trova a un crocevia, il crocevia del proprio destino.

Torna Su