Editoriali

Il giustificazionismo

Le parole pronunciate oggi da Antonio Guterres, Segretario generale dell’ONU durante la seduta del Consiglio di Sicurezza, sono in linea di continuità con la politica dell’istituzione a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando Israele osò vincere la Guerra dei sei giorni, imperdonabile vittoria, che da allora gli è costata un numero impressionante di risoluzioni avverse, molto superiori a quelle formulate nei confronti di qualsiasi altro Stato.

Cosa ha detto Guterres? Dopo la rituale condanna dell’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre, Guterres ha specificato che esso non ha avuto luogo in un vuoto, ma in un contesto in cui “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”.

Il corredo è poi stato quello abituale di accusare Israele di uso sproporzionato della forza e di violare, nei suoi bombardamenti su Gaza, il diritto internazionale.

Alle parole di Guterres ha risposto Gilad Erdan, l’ambasciatore di Israele presso l’ONU, che ne ha chiesto le dimissioni per palese inadeguatezza a ricoprire il ruolo.

Dobbiamo a malincuore dissentire da Erdan, Guterres è perfettamente adeguato al ruolo, e in linea di continuità con i suoi predecessori. Il suo repellente giustificazionismo replica quello di tutti coloro che in questi giorni hanno condannato Hamas, per poi subito specificare che purtroppo Israele, quello che è successo, se l’è voluto.

La colpa è dell'”occupazione”, la mitica presa di possesso abusiva di territori da sempre arabi, pardon, “palestinesi”. Hamas, infatti, vuole che termini questa occupazione, non solo nei Territori, ma in tutto il territorio, liberandolo definitivamente da ogni presenza ebraica.

Il giustifcazionismo è quella forma di pensiero che, proiettata a ritroso troverebbe anche nei pogrom e nella Shoah qualche causa da addebitare alle vittime.

Gli ebrei si odiano così ferocemente da poter fornire sempre ai loro carnefici i giusti moventi per assassinarli.

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