Israele e Medio Oriente

La risposta di Israele e gli “innocenti” di Gaza

«Se qualcuno viene per ucciderti, alzati e uccidilo per primo». 

Talmud babilonese 

Capi di Stato e membri delle Nazioni Unite, giornalisti e attivisti per i diritti umani, invitano Israele a distinguere tra Hamas e presunti «palestinesi innocenti», che, come viene continuamente ripetuto, non sosterrebbero l’organizzazione terroristica. In realtà, purtroppo, moltissimi palestinesi di Gaza hanno supportato e tuttora supportano la guerra sporca e criminale di Hamas contro Israele, anche se non sono membri attivi del gruppo armato. 

Coloro che il 7 ottobre hanno festeggiato la mattanza di oltre mille israeliani, distribuendo caramelle e manicaretti per le strade, o che hanno diffuso con giubilo i video di persone stuprate, torturate e uccise pubblicati da Hamas, non possono essere definiti «innocenti». 

Israele, per volontà di Ariel Sharon, ha sgomberato tutti i civili e i soldati da Gaza nel 2005. Gli israeliani, quelli che vengono spregiativamente qualificati come «coloni», hanno lasciato serre e attrezzi agricoli per un valore di decine di milioni di dollari, di modo che gli abitanti della Striscia potessero rilevare e proseguire la fiorente esportazione di frutta e fiori che essi avevano avviato. Gli abitanti di Gaza, invece, hanno preferito vandalizzare e distruggere le serre, disinteressati a migliorare le loro condizioni di vita e quelle dei loro figli.  

Hamas, con l’appoggio politico della popolazione palestinese, ha trasformato Gaza in una fortezza per lanciare attacchi terroristici contro lo Stato ebraico, costringendo Israele a condurre ben quattro campagne militari nella Striscia. Gli arabi-palestinesi non vogliono la pace. 

Da allora, Israele, fedele ai propri alti ideali morali, ha condotto una guerra «umanitaria» contro Hamas, sempre distinguendo tra «terroristi» e «civili»: ha lanciato volantini e mandato messaggi alla popolazione prima di sganciare le bombe; ha fornito assistenza ai feriti e ha dato ai piloti la facoltà d’interrompere importanti missioni contro obiettivi militari legittimi nel caso in cui troppi civili fossero messi a rischio. 

Se lo Stato ebraico, nel 2009, nel corso del primo grande scontro con Hamas, avesse assediato Gaza come i russi assediarono Grozny tra il 1994 e 1995, il problema di Hamas sarebbe stato risolto quattordici anni fa. La nobiltà israeliana è stata ricambiata con l’uccisione deliberata di donne, bambini e anziani inermi. Nel 2018, Hamas ha persino fatto ricorso all’ecoterrorismo, inviando aquiloni e palloncini incendiari oltre confine. Con la loro «Kitetifada» hanno appiccato duemila incendi, incenerendo campi coltivati per un’area pari a due terzi le dimensioni della città di Ginevra. 

I soldati israeliani mirano alle gambe dei nemici, avvertono gli abitanti di fuggire da un condominio trasformato in base terroristica prima di distruggerlo, gli islamisti palestinesi, al contrario, sgozzano gli ebrei mentre dormono e decapitano i loro bambini. A Gaza non ci sono innocenti. Israele ha tollerato per troppo tempo la presenza di Hamas alla propria frontiera. Sarebbe immorale, dopo la strage del 7 ottobre, permettere all’organizzazione terroristica di continuare a esistere.

I cittadini palestinesi di Gaza, con la loro complicità morale e politica nelle offese e nei crimini perpetrati dai loro rappresentanti di Hamas, non avrebbero diritto né a una considerazione civile né a un trattamento umanitario, ma Israele fornisce sia l’uno che l’altro, nonostante venga affermato che uccide i civili indiscriminatamente.  

Per vincere la guerra contro il terrore è necessario comprendere che a Gaza, come in Cisgiordania, non vi è una netta distinzione tra cittadini e terroristi. Qualunque considerazione al di fuori di questa visione si traduce in una guerra «altruistica» in cui gli interessi illegittimi dei palestinesi prevalgono sul diritto alla difesa d’Israele.  

Le considerazioni «umanitarie» si sono rivelate, di fatto, un incentivo al massacro di ebrei innocenti. L’annientamento del nemico, anche se protetto dietro a uno «scudo umano», deve avere la priorità su ogni altra valutazione. 

Hamas nutre un odio maniacale nei confronti di Israele e vuole lo sterminio della sua popolazione. È un’organizzazione genocida. La sua distruzione dovrà essere tanto spettacolare e violenta da dissuadere le generazioni future dall’intraprendere nuove guerre contro lo Stato ebraico. 

Israele deve colpire duramente il nemico. La sconfitta definitiva di Hamas è l’unica via per garantire pace e sicurezza agli ebrei e ai loro alleati.  

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