Israele e Medio Oriente

Il Medio Oriente tra due Imperi

 

Se si ripercorrono le vicende mediorientali del VII secolo dopo Cristo con superficialità, non si riesce a capire come sia potuto succedere che un Impero molto forte militarmente, avanzato dal punto di vista economico, amministrativo e sociale come quello bizantino sia stato sconfitto dall’esercito meno numeroso e organizzato delle tribù arabe, che dall’odierna Arabia Saudita si diffusero, in meno di due secoli, fino all’oceano Atlantico ad ovest e fino alla Cina ad est. 

Se però si guarda con più attenzione alla situazione in cui versava l’Impero romano d’oriente nel VII secolo – soprattutto relativamente alle sue provincie mediorientali e del nord Africa – si scopre che esso presentava una serie di criticità economiche, sociali e religiose che ne causarono l’implosione difronte all’avanzata dell’agguerrito e determinato esercito arabo. 

Per prima cosa c’è da sottolineare che la parte orientale dell’Impero bizantino, già da numerosi anni era stata teatro di numerose guerre contro l’acerrimo nemico rappresentato dall’Impero persiano, con il quale si disputava il controllo della Mesopotamia e dell’Armenia. 

Un altro fattore di grande importanza, che rese fragile l’Impero cristiano, era rappresentata dall’eterogeneità della popolazione e delle confessioni religiose presenti nella parte orientale e africana dell’Impero. Mentre il cuore dell’Impero, rappresentato dalla penisola anatolica era composto, prevalentemente, da popolazione di lingua e cultura greca e fede cristiana (quella adottata ufficialmente dagli imperatori a partire dal Concilio di Nicea del 325 d. C.), nella parte mediorientale vi vivevano i cristiani ariani, nestoriani, monofisiti, caldei, armeni e in Egitto i copti. Non mancavano importanti comunità ebraiche e di altre confessioni pagane. La lingua più diffusa era l’aramaico ma si parlava anche l’ebraico, l’armeno, il persiano e l’arabo. Tutte queste popolazioni erano pesantemente vessate per il loro credo religioso e soprattutto erano soggette ad una pesante tassazione per sostenere la guerra contro i persiani e le incursione delle tribù arabe di confine. 

Per questi motivi, in varie occasioni precedenti all’invasione araba, queste popolazioni si ribellarono contro gli imperatori bizantini e cercarono alleanze esterne per difendersi dalle persecuzioni. 

Per questi motivi, in varie occasioni precedenti all’invasione araba, queste popolazioni si ribellarono contro gli imperatori bizantini e cercarono alleanze esterne per difendersi dalle persecuzioni. 

Un caso emblematico fu quello della popolazione ebraica che nonostante divieti, editti e discriminazioni di ogni sorta, rimase ben presente a Gerusalemme e nell’area circostante e durante l’ultima guerra tra bizantini e persiani, nel 614 d.C. Gerusalemme venne brevemente strappata al controllo dell’Impero bizantino dall’esercito persiano con l’aiuto ebraico (Neemia Ben Hushiel fu l’ultimo governatore ebreo della città). Con la riconquista bizantina della città e delle aree circostanti gli ebrei furono pesantemente perseguitati e decimati ma nonostante tutto riuscirono a rimanere nella loro terra. 

Lo stesso si può dire dei copti in Egitto, i quali furono a più riprese perseguitati per il loro credo religioso e pesantemente colpiti da una alta tassazione. Per questi motivi accolsero i nuovi dominatori arabi come liberatori e non opposero resistenza alla conquista dell’Egitto. 

Per queste ragioni quando a partire dal 630 d. C. gli arabi iniziarono la loro conquista della parte mediorientale dell’Impero bizantino (e di quello persiano) non trovarono ostilità da parte locale popolazione ma anzi, in molti casi, furono ben accolti e visti come dei “liberatori”. E’ da rimarcare anche il caso della popolazione samaritana, la quale fu così collaborativa con gli invasori arabi che furono ricompensati dai conquistatori con l’esenzione, per numerosi anni, al pagamento di diverse tasse imposte a tutte le altre popolazioni. 

I nuovi conquistatori arabi, ormai islamizzati, (a differenza di quelli che abitavano già all’interno dell’impero bizantino soprattutto in aree della Mesopotamia che erano ancora politeisti) si mostrarono molto più tolleranti dal punto di vista religioso e meno oppressivi dal punto di vista fiscale nei confronti delle popolazioni assoggettate. Inoltre, cosa ancora più importante, i nuovi governanti arabi mantennero l’apparato e il personale dell’amministrazione bizantina e persiana e perfino la moneta preesistente alla loro conquista. Le terre appena assoggettate divennero “un fondo fiduciario” dell’intera comunità musulmana con il califfo nel ruolo di amministratore (B. Lewis). Per questa ragione i nuovi proprietari terrieri musulmani si trovarono a pagare delle tasse molto ridotte rispetto ai non musulmani: la “decima” o ušr in arabo, mentre le popolazioni assoggettate pagavano imposte molto più altre, tra le quali la ğizya che era una imposta sulla persona riservata agli abitanti soggiogati non musulmani che ricevettero lo status di dhimmi cioè “membri delle religioni tollerate dalla legge”. Per questa ragione e per poter ambire a posizioni sociali e amministrative più elevate molti sudditi non musulmani dell’Impero arabo iniziarono a convertirsi all’Islam. E’ da sottolineare che gli arabi musulmani, alla creazione del califfato islamico, erano una minoranza tra le popolazioni conquistate: erano solo i militari e le figure apicali dell’amministrazione dei governatorati. Nel corso dei secoli successivi alla conquista araba, le locali popolazioni iniziarono a parlare l’arabo, che era la lingua ufficiale dell’Impero, e in gran numero a convertirsi all’Islam.

 

La relativa maggiore tolleranza musulmana rispetto a quella bizantina favorì la conversione di ampie fasce di popolazione. Oltre la già citata conversione di funzionari e possidenti terrieri, vi fu quella di scienziati, filosofi, letterati e architetti che acquisirono in questo modo maggiori libertà di pensiero e opportunità lavorative. Dopo alcune generazioni i nuovi convertiti all’Islam poterono entrare nell’esercito e ambire alla carriera militare (il caso più importante è rappresentato dai Mamelucchi che in Egitto addirittura presero il potere e istaurarono un loro regno)In questo modo si creò all’interno dell’Impero arabo una certa stabilità sociale che era mancata e mancherà sempre tra i clan delle tribù arabe provenienti dall’Arabia e che fu alla base delle numerose lotte intestine che minarono uno dei più grandi imperi della storia.   

Un analogo processo di diffusione dell’Islam e della lingua araba avvenne all’interno dello sconfitto Impero persiano. I persiani (iraniani), dopo che la distruzione del loro impero e dopo che la casta sacerdotale fu privata del suo potere, trovarono nell’Islam (di credo sciita) un nuovo punto di riferimento e diedero il proprio contributo alla diffusione della nuova fede tra le popolazioni turco-iraniane dell’Asia centrale (B. Lewis). Così l’Islam poté diffondersi ad oriente fino a raggiungere l’India e la Cina.   

Nel volgere di poche generazioni tutto il Medio Oriente e altre terre furono i testimoni di una rapida colonizzazione araba e islamizzazione della popolazione autoctona. Di fatto pochi sono stati i casi di resistenza all’islamizzazione della popolazione soggiogata: gli ebrei, gli armeni, i copti e altre piccole minoranze cristiane. Il periodo di supremazia politica e militare araba fu molto breve ma la loro lingua, la religione e le loro leggi rimasero (e rimangono) le più diffuse tra la popolazione delle terre conquistate.  

 

Torna Su