Editoriali

Il sigillo del Califfato sulla Spagna: L’attentato di Barcellona

Di nuovo. La scia di sangue in nome del jihad. Alla rinfusa, Parigi, Nizza, Berlino, Bruxelles, ora Barcellona, con la modalità palestinese, prima inaugurata in Afghanistan, il lancio di automezzi sulla folla. I morti a Bercellona sono al momento tredici, ma numerosi sono i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Nelle prossime ore i morti sono probabilmente destinati ad aumentare. L’ISIS ha rivendicato l’attentato perpetrato da un commando, composto sembra da tre uomini, di cui uno già identificato, di nazionalità maghrebina.

La Spagna di nuovo dopo l’orrendo massacro di matrice islamica perpetrato a Atocha l’11 marzo 2004 in cui perirono 192 persone, la Spagna considerata possedimento islamico perenne da chi ha dell’Islam una visione massimalista e imperialista, la Spagna dal 711 al 1492 faceva parte dei possedimenti arabi.

Mordechai Kedar su queste pagine ha ricordato recentemente una cosa essenziale relativamente al modo in cui l’Islam nella sua declinazione storica ha sempre considerato se stesso:

Per l’Islam la terra rappresenta un biglietto di sola andata, è un modo di entrare nell’Islam, non di uscirne. Ogniqualvolta, nel passato, gli zoccoli dei cavalli si sono appoggiati su un terreno, esso è diventato di proprietà islamica. Questa è la ragione, nella visione musulmana, per la quale la Spagna dovrebbe ritornare all’Islam, la Sicilia dovrebbe ritornare all’Islam, larghe aree nei Balcani su fino a Vienna, dove i musulmani vennero sconfitti nel 1683, dovrebbero tornare all’Islam, in quanto una volta erano sotto la sua occupazione”.

L’attentato di oggi a Barcellona si inscrive in questa visione, è tangibilmente il segno di una rivendicazione simbolica. Si colpisce un paese di infedeli, un altro, e questa volta e se ne sceglie uno che per 781 anni è appartenuto al Califfato.

Ora cominceranno i soliti tam tam televisivi, i distinguo, le infinite e insulse discussioni sull’Islam radicale e su quello moderato, sulla marginalità dell’ISIS che non sarebbe veramente islamico, ecc. ecc. Abbiamo già sentito tutto, ogni cosa. Il copione è standard, così come è standard la mistificazione. Di nuovo ascoltiamo Mordechai Kedar:

Viene spesso fatta una distinzione tra l’Islam moderato e l’Islam radicale. Non penso che questa distinzione sia legittima. L’Islam è una religione che si basa fondamentalmente su tre fonti testuali, il Corano, gli hadith, che rappresentano la tradizione orale, e la Sira, la biografia del profeta. Esiste solo un Corano, non c’è un Corano moderato e un Corano radicale, c’è solo un corpus di hadith e una sola biografia di Maometto”.

L’ISIS si ispira a una versione letteralista del Corano, sine glossa. Non è certo la sola setta islamica a farlo. Il radicalismo islamico si fonda sulla convinzione che l’Islam debba essere imposto a tutti gli infedeli e che vi siano solo tre possibilità di scelta, la conversione, la sottomissione o la morte.

Alle vittime di Barcellona oggi non è stata offerta alcuna scelta.

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