Editoriali

La confusione morale che favorisce Hamas

I terroristi di Hamas, il 7 ottobre, sapevano che i loro atti più sadici e brutali, dalla decapitazione dei neonati allo stupro dei cadaveri, sarebbero stati legittimati e giustificati dalle élites culturali dei Paesi occidentali. Gli «utili idioti» delle accademie, dei circoli letterari, dei mass media dell’Occidente, da decenni, garantisco ai presunti «resistenti» islamici comprensione e sostegno. 

In particolare, gli jihadisti sanno bene che la «causa palestinese» è parte integrante dell’industria progressista della «diversità», della «giustizia» e dell’«inclusione». Così Hamas, per gli «attivisti» occidentali, diventa la controparte mediorientale di Black Lives Matter, del movimento LGBT e di quello femminista. Nel frattempo, gli israeliani vengono ricalibrati come suprematisti e colonialisti «bianchi». 

A Torino, nei locali di Palazzo Nuovo «occupato» dagli studenti filopalestinesi, è intervenuta la terrorista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Leila Khaled. Non ha voluto essere da meno l’Università statale di Milano, presso cui ha trovato spazio un’altra esponente del gruppo terroristico sopracitato: Mariam Abu Daqqa. 

Viviamo in un mondo privo di chiarezza morale. Come ha scritto l’ex dissidente sovietico e attivista sionista, Natan Sharansky: «Un mondo privo di chiarezza morale è un mondo in cui i dittatori parlano di diritti umani anche se uccidono migliaia o persino milioni di persone. È un mondo in cui l’unica democrazia del Medio Oriente viene percepita come la più grande violatrice di diritti umani». 

Le associazioni pro-Palestina, che non hanno mai smesso di organizzarsi, di costruire alleanze e legami, di lavorare per la loro causa all’ombra di accademie e ONG «umanitarie», hanno alimentato la cecità morale dell’Occidente democratico. Hanno piantato i semi dell’odio, li hanno visti crescere, diventare alberi, e ora ne smerciano i frutti avvelenati. 

Facendo leva sull’ingiustificato senso di colpa occidentale per il suo passato coloniale, riducendo il nobile concetto di «diritto umano» a mera simpatia per gli «oppressi» (veri o presunti non importa), sono riusciti a trasformare le loro idee radicali in «senso comune». 

La preparazione delle forze pro-Hamas in Occidente rende evidente a tutti coloro che hanno a cuore Israele, la democrazia come fine e come mezzo, l’idea stessa di Verità, che non possono più permettersi di rimanere ai margini del dibattito, fingendo che questa sia solo l’ennesima guerra dello Stato ebraico. 

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