Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

L’antisemita che ha organizzato la marcia delle donne a Washington

Sarebbe interessante sapere quanti degli utili idioti indossanti i “pussy hats” alla massiccia “Marcia delle donne a Washington” avessero la più pallida idea, o fossero del tutto interessati a sapere, chi fossero i principali organizzatori dell’evento. La risposta è fuori dubbio vicino allo zero, dato che lo scopo dell’intera sciarada, come tutte le sciarade di sinistra, era semplicemente quello di dare ai partecipanti una opportunità di segnalare pubblicamente la loro superiorità morale mentre bollavano come razzisti e fascisti chiunque non accetti il socialismo, la politica dell’identità e il lamento perpetuo quali espressioni definitive del sogno americano. Ma per chiunque abbia una avversione nei confronti dell’indottrinamento i fatti saranno abbastanza inquietanti.

Una delle organizzatrici principali della Marcia delle Donne è stata l’attivista palestinese-americana Linda Sarsour, direttrice esecutiva della Associazione Araba Americana di New York.

Il gruppo venne fondato subito dopo l’11 settembre, non per condannare gli attacchi, ovviamente, ma per lamentarsi del “aumentato senso di paura e degli atti di sfacciata discriminazione indirizzati alla comunità musulmana” in quella desolata terra del razzismo chiamata America.

Basandosi sulla premessa che tutti gli sforzi del governo volti a impedire un incremento del terrorismo costituivano una forma di nazifascismo, la Sarsour e la sua organizzazione hanno giocato un ruolo centrale nel fare pressione sul dipartimento di polizia di New York per mettere fine alla sua attività di sorveglianza clandestina dei numerosi gruppi musulmani e delle moschee sospettate di promuovere il jihadismo.

La Sarsour è anche un membro della Lega della Giustizia di New York City, la quale ha come scopo quello di attirare l’attenzione pubblica su quella che propaganda come una epidemia di brutalità da parte della polizia nei confronti dei civili afro americani a New York. Il tam tam costante del gruppo è di affermare che gli Stati Uniti sono immersi nella stessa preoccupante forma di razzismo prevalente all’epoca della schiavitù e di Jim Crow.

Una impenitente critica di Israele, la Sarsour è una fervente sostenitrice del movimento BDS, una iniziativa ispirata da Hamas che usa varie forme di protesta pubblica, pressione economica e legale per promuovere l’agenda di Hamas finalizzata a distruggere definitivamente Israele come stato nazionale ebraico.

Relativamente al conflitto arabo-israeliano la Sarsour predilige la soluzione binazionale in cui una maggioranza araba e una minoranza ebraica potranno vivere insieme nei confini di un unico paese. Ha reso esplicita la sua opposizione all’esistenza di Israele come Stato ebraico quando, nell’ottobre del 2012, ha tweettato che non esiste “nulla di più raccapricciante del sionismo”.

Nel 2004, la Sarsour ha ammesso che un suo amico e un suo cugino stavano scontando delle sentenze nelle carceri israeliane a causa dei loro tentativi di ingaggiare jihadisti allo scopo di assassinare ebrei. Inoltre ha rivelato che suo cognato sta scontando una sentenza di dodici anni a causa della sua affiliazione con Hamas.

Per parlare di parenti inquietanti, il marito della Sarsour, Maher Judeh nel 1998 ha espresso il proprio cordoglio per la morte di due tra i maggiori terroristi di Hamas, Adel e Imad Awadallah, ha elogiato l’eroismo di un ufficilae della polizia palestinese il quale ha aperto il fuoco contro un posto di blocco in Israele, ha elogiato il fondatore del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, una organizzazione rivoluzionaria marxista leninista.

Nell’ottobre del 2011, Linda Sarsour, la quale coltiva ha una bassa opinione per l’economia del libero mercato, ha espresso, da parte dei “musulmani newyorkesi”, “solidarietà” e “sostegno” per il movimento procomunista Occupay Wall Street. Sempre nel 2011, l’amministrazione Obama l’ha onorata come “campionessa del cambiamento”. Non c’è da sorprendersi se durante il mandato del suo amato presidente abbia visitato la Casa Bianca almeno sette volte.

Nel maggio del 2012, la Sarsour ha tweettato che il cosiddetto “bomabarolo clandestino”, un operativo di Al Quaeda distintosi nel 2009 per cercare di fare esplodere durante il volo un jet pieno di passeggeri partito da Detroit, era in realtà un agente della CIA, attivo nella “guerra degli Stati Uniti contro l’Islam”.

Nel novembre del 2012, a Baltimora, la Sarsour, sempre entusiasta di smerciare la sua miserveole storia di vittimizzazione islamica, ha parlato a una conferenza del Consiglio Musulmano per gli Affari Pubblici”, intitolata “Facing Race: Xenophobic Hate Crimes”. E’ lo stesso consiglio che reputa gli affiliati omicidi antisemiti di Hezbollah, membri dei un movimento che sta “combattendo per la libertà”.

La Sarsour si indignò quando a Boston un agente di polizia e un agente dell’FBI spararano e uccisero un giovane musulmano di colore chiamato Usaama Rahin, quando Rahim balzò su di loro con un coltello mentre cercavano di interrogarlo relativamente ad attività terroristiche. Ovviamente, la versione dell’incidente data dalla Sarsour ha assertivamente ricondotto tutto a una questione di razza. “Alla fine della giornata, un uomo di colore è stato ucciso alla fermata dell’autobus mentre si recava al lavoro e noi dovremmo trattare l’episodio come qualsiasi altro caso di violenza da parte della polizia”. Fine della storia.

Durante gli anni, l’attivismo della Sarsour si è esteso alle questioni razziali all’interno degli Stati Uniti. Per esempio, quando l’adolescente di colore incappucciato della Florida, Trayvon Martin venne ucciso da un “bianco ispanico” durante un alterico nel 2012, la Sarsour scrisse un articolo dal titolo, “Il mio Jihab è il mio cappuccio” in cui si dichiarava “tra i milioni che piangono per l’uccisione di Trayvon”. “I neri in America continuando a essere vittime del razzismo su una base regolare”, scrisse, “dai posti di lavoro alle loro interazioni con la legge”.

A seguito di un incidente avvenuto nell’Agosto del 2014, in cui a Ferguson, nel Missuri, un poliziotto bianco sparò e uccise un violento criminale di colore chiamtato Michael Brown, la Sarsour ha co-fondato un gruppo chiamato “Musulmani per Ferguson” per istituire un parallelo tra le rispettive forme di oppressione presumibilmente sofferte dai neri e dai musulmani americani.

Come scrive il New York Times, la Sarsour è “profondamente coinvolta nel movimento Black Lives Matter”, un movimento fondato da tre autoproclamati rivoluzionari marxisti i quali riveriscono il fuggitivo omicida marxista Assata Shakur. “Mi sono impegnata incondizionatamente con BlackLivesMatter”, ha dichiarato la Sarsour, che, nel 2015, ha scritto un articolo sull’Huffington Post in cui descrive i neri americani come vittime di violenza e di un intransigente e pernicioso razzismo sociale.

Più di una volta, la Sarsour ha espresso il suo sostegno per la Sharia. Il 12 maggio del 2015, per esempio, ha postato un messaggio via Twitter lodando il fatto che la sharia proibisce chi presta il denaro nel chiedere gli interessi sui propri prestiti. “Saprete di vivere sotto la legge della sharia quando i vostri prestiti e le vostre carte di credito saranno prive di interessi. Suona bene, no?”.

Nel dicembre del 2016 a Chicago, la Sarsour ha parlato al convegno della Società Musumana Americana (la cui agenda è dominata dai Fratelli Musulmani) e del Circolo Islamico del Nord America (che, secondo Steven Emerson, ‘sostiene apertamente organizazioni islamiche fondamentaliste, elogia gli attacchi terroristici, proclama virulente invettive contro le politiche e i valori occidentali ed è a favore dell’imposizione della sharia), Durante il convegno, Linda Sarsour ha posato per una fotografia con Salah Sarsour (nessuna parentela), che venne arrestato in Israele nel 1990 perchè raccoglieva fondi a favore di Hamas.

Quindi dovremmo forse incoraggiare tutte le pecore che si sono ammassate sabato a Washington di togliersi per un momento i loro “pussy hats” e chinare la testa. Non capita spesso di vedere centinaia di migliaia di persone riunirsi per denunciare l’odio durante un evento organizzato e orchestrato da una delle più nocive e inveterate odiatrici attive oggi in America. Si è trattato davvero di un evento storico.

di John Perazzo, Frontpage Magazine, tradotto in italiano da Niram Ferretti

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