Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

L’antisemitismo islamico: Caratteristiche, origini ed effetti attuali

I musulmani e non musulmani usano generalmente gli stessi topoi per esprimere l’avversione per gli ebrei. In entrambi i casi troviamo i classici miti del complotto; il libello del sangue, che è radicato nelle fonti cristiane, la negazione dell’Olocausto, e la diffamazione di Israele. C’è, tuttavia, una variante dell’antisemitismo che è specifica delle comunità musulmane e che gioca un ruolo importante nel plasmare le opinioni in Medio Oriente: l’antisemitismo islamico.

Questo termine non è inteso come un attacco generale all’Islam (i cui testi sacri includono passaggi che mettono gli ebrei in una luce positiva), né come un’accusa generale contro i musulmani, molti dei quali si oppongono all’antisemitismo. Invece, si riferisce a una forma specifica di antisemitismo che ha caratteristiche e conseguenze distinte e quindi deve essere combattuta in un modo specifico, in particolare all’interno del mondo musulmano. In questo articolo, discuterò prima lo sfondo e le caratteristiche principali dell’antisemitismo islamico e cosa lo distingue da altre forme di avversione per gli ebrei. Nella seconda parte, mi concentrerò sul ruolo svolto dalla Germania nazista nel suo sviluppo. Concluderò affrontando alcun conseguenze attuali di questo fenomeno.

Una nuova espressione dell’odio per gli Ebrei

L’antisemitismo islamico è una forma di antisemitismo moderno motivata religiosamente e un’espressione specifica dell’odio per gli ebrei che attinge a due fonti molto diverse: l’antisemitismo islamico del settimo e dell’ottavo secolo e l’antisemitismo europeo moderno, emerso nel diciannovesimo secolo.

La chimera di una cospirazione mondiale ebraica, che era centrale per l’antisemitismo europeo, non è stata una caratteristica dell’immagine originaria degli ebrei all’interno dell’Islam. Solo nella tradizione cristiana gli ebrei appaiono come una forza oscura e potente in grado di uccidere anche l’unico figlio di Dio. Seguendo questa falsariga, nel Medioevo gli ebrei sono stati accusati di diffondere le pestilenze e, nei tempi moderni di avere pianificato il capitalismo delle case da gioco. Solo sul terreno cristiano poteva fiorire la propaganda della “dominazione ebraica del mondo”, come stabilito nei Protocolli dei Savi anziani di Sion. I nazisti credevano a questa menzogna. Secondo le loro fantasie malate, unicamente attraverso l’annientamento degli ebrei la Germania e il mondo avrebbero potuto essere redenti.

Così non è nell’Islam. Secondo gli insegnamenti islamici non furono gli ebrei che presumibilmente uccisero il profeta, ma fu il profeta che uccise gli ebrei. Dal 623 al 627 d.C., Maometto fece schiavizzare, espellere o uccidere tutte le tribù ebraiche di Medina. Pertanto, alcune caratteristiche tipiche dell’antisemitismo cristiano non sono apparse nel mondo musulmano: “Non c’erano timori di una cospirazione e dominazione ebraica, nessuna accusa di un male di origine diabolica. Gli ebrei non sono stati accusati di avvelenare i pozzi o diffondere la peste”1. I musulmani trattavano gli ebrei con disprezzo o  con una condiscendenza tollerante. L’odio per gli ebrei alimentato dal Corano e dalla Sunna [l’insieme delle usanze e delle pratiche islamiche] servì a mantenerli sottomessi come dhimmi [i non musulmani legalmente protetti che vivono in uno stato musulmano]. Questa ostilità venne accompagnata dall’umiliazione. Nel contesto di questa tradizione, l’idea antisemita cristiana che gli ebrei costituiscano una minaccia permanente per il mondo risulta assurda.

Con l’ascesa dell’antisemitismo islamico, questa differenza significativa venne offuscata, fondendo così l’antisemitismo islamico con l’antisemitismo europeo. Un esempio calzante di ciò è lo Statuto di Hamas del 1988. Nell’Articolo 7, la Statuto cita un hadith [detto del Profeta] in cui Maometto dichiara che i musulmani uccideranno gli ebrei “quando l’ebreo si nasconderà dietro le rocce e gli alberi. Le rocce e gli alberi diranno: ‘O musulmano, o servo di Dio! C’è un ebreo dietro di me. Vieni e uccidilo'”2. Si tratta di un hadith particolarmente crudele, perché raffigura l’ebreo non come una figura pericolosa, ma come qualcuno che è spaventato e tremante, che cerca di nascondersi prima di essere trascinato fuori e ucciso. Questa immagine dell’ebreo – un debole che si rannicchia – corrisponde alla tradizione islamica. Al contrario, nell’Articolo 22 dello stesso Statuto, sugli ebrei leggiamo quanto segue:

Con i loro soldi assunsero il controllo dei media mondiali, delle agenzie di stampa, della stampa, delle case editrici, delle emittenti e altri…Furono dietro la rivoluzione francese, la rivoluzione comunista e la maggior parte delle rivoluzioni di cui abbiamo sentito e sentito parlare, qua e là…Furono dietro la Prima guerra mondiale … furono dietro la Seconda guerra mondiale … Sono stati loro a istigare … le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza per permettergli di governare il mondo loro tramite. Non c’è guerra in atto da nessuna parte senza che dietro di essa vi sia il loro dito 3.

Paradossalmente, da un lato, lo Statuto di Hamas ritrae gli ebrei come degradati, in fuga e nascosti, e dall’altro, come i governanti segreti e sinistri del mondo. Accorpa il Settimo secolo con il Ventesimo, e quindi le peggiori delle vecchie immagini islamiche e cristiane moderne degli ebrei. Le due immagini sono, ovviamente, incompatibili e costituiscono una costruzione assurda e contraddittoria. Attraverso questa miscela, tuttavia, entrambe le componenti si radicalizzano: l’antisemitismo europeo è rivitalizzato dallo slancio religioso e fanatico dell’Islam radicale, mentre il vecchio anti-giudaismo del Corano – supportato dalle teorie cospirazioniste del dominio del mondo – riceve una qualità nuova e letale.

Un altro documento chiave dell’antisemitismo islamico è l’opuscolo di Sayyid Qutb La nostra lotta contro gli ebrei, scritto all’inizio degli anni ’50. Quest’opera collega il Settimo secolo – il soggiorno di Maometto a Medina – con il Ventesimo secolo, come se nel frattempo non fosse accaduto nulla:

Gli ebrei hanno complottato contro la comunità musulmana dal primo giorno in cui è diventata una comunità … Questa guerra aspra che gli ebrei hanno lanciato contro l’Islam … non si è estinta, nemmeno per un momento, per quasi quattordici secoli fino a questo momento, il suo divampare infuria tutti in tutti gli angoli del mondo 4.

Facendo confluire la sua teoria all’interno del razzismo europeo, Qutb descrive il “male” ebraico come immutabile e permanente, una realtà che trascende il tempo e le circostanze. La conclusione di questa condanna razzista è ovvia: poiché gli ebrei presumibilmente non possono cambiare il loro comportamento, rimane solo un modo per sbarazzarsene: l’espulsione completa o l’annientamento.

Il testo di Qutb è caratterizzato da un’altra caratteristica interessante. Mentre in realtà gli ebrei di Medina non avevano alcuna possibilità di opporsi a Maometto, il trattato di Qutb rivisita quella storia e presenta i musulmani come le vittime e gli ebrei come gli aggressori contro l’Islam: “La lotta tra l’Islam e gli ebrei continua vigorosamente e dunque continuerà, perché gli ebrei saranno soddisfatti solo dalla distruzione di questa religione [l’Islam] “5.

Questo tipo di proiezione paranoica è ben noto dall’ideologia nazista. Coloro che vogliono uccidere gli ebrei giustificano la loro intenzione evocando l’idea che gli ebrei abbiano lanciato una guerra mortale contro di loro. Qutb fuse il razzismo e le illusioni paranoiche dei nazisti con l’antigiudaismo del primo Islam. Nella sua opera, la demonizzazione di Israele è stata radicalizzata in termini islamici e il conflitto territoriale è stato concepito come una guerra religiosa in cui i musulmani rappresentano il partito di Dio e gli ebrei rappresentano Satana. Una guerra religiosa implica che l’emotività sia messa al posto della ragione, l’irreconciliabilità al posto del pragmatismo e che, al posto del compromosse vi sia una battaglia all’ultimo sangue.

Una variante dell’illusione paranoica di Qutb è la campagnia di “Al-Aqsa in pericolo!”, diffusa ancora oggi e non meno virulenta di quando è iniziata. Hajj Amin al-Husseini, il Mufti di Gerusalemme dal 1921 al 1948, la mise in moto quasi 100 anni fa diffondendo la menzogna secondo cui gli ebrei erano ansiosi di demolire la Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, il terzo santuario più importante dell’Islam. Negli anni Trenta affermava già che l’internazionale ebraica cercasse di distruggere la fede musulmana. Da allora, questa menzogna, che è centrale per l’antisemitismo islamico, è stata costantemente riproposta e propagata.

Ancora nel luglio del 2017 si sono avute mobilitazioni di massa basate su questa diffamazione, quando Israele cercò di aggiornare i dispositivi di sicurezza al Monte del Tempio e di nuovo alla fine del 2017, quando il presidente Donald Trump trasferì l’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. L’Autorità Palestinese condannò quella decisione come una “aggressione contro l’Islam”, una “aggressione contro il Corano”, una “aggressione contro i musulmani”, una “aggressione contro la moschea di Al-Aqsa” e una “aggressione contro l’umanità”6. Nello stesso tempo, la bandiera di Israele venne bruciata di fronte all’iconica Porta di Brandeburgo di Berlino, mentre la rabbia dei giovani musulmani si espresse con slogan come “Gerusalemme appartiene a tutti i musulmani della umma del mondo. A nessun altro!”7. L’antisemitismo islamico rappresenta quindi un pericolo evidente e presente. Come e quando è nato questo tipo di odio per gli ebrei?

Gli inizi dell’influenza nazista

L’antisemitismo europeo fu lento nel prendere piede all’interno del mondo arabo. La metamorfosi degli avversari ebrei del Profeta da piccolo fastidio a incarnazione stessa del male richiese tempo. I suoi pionieri durante il Diciannovesimo secolo furono le minoranze cristiane nell’impero ottomano, in particolare sacerdoti e diplomatici europei. Trascinarono in Medio Oriente la “calunnia del sangue” del Medioevo cristiano. Nel 1918 apparve in Palestina la prima edizione dei Protocolli dei savi anziani di Sion. Questa forma di antisemitismo, tuttavia, riuscì a raggiungere solo una piccola minoranza di musulmani. Nel 1937, la Germania nazista iniziò a incitare gli arabi contro gli ebrei in modo più sistematico e su scala molto più ampia. Il fattore scatenante fu il primo piano di partizione della Commissione Peel per la Palestina, che prevedeva la creazione di un sottostato ebraico in miniatura.

Berlino, tuttavia, scoprì che l’idea dell’antisemitismo razziale non trovava terreno fertile nelle comunità musulmane. “Il livello di istruzione delle grandi masse non è abbastanza avanzato per la comprensione della teoria della razza”, scrisse un importante nazista in Egitto 8. L’incaricato della propaganda presso l’ambasciata tedesca a Teheran giunse alla stessa conclusione: “Alle grandi masse manca l’idea della razza”, spiegò in una lettera ai suoi superiori al ministero degli Esteri. Raccomandò quindi di porre “tutta l’enfasi possibile sul tema religioso nella nostra propaganda per il mondo islamico. Questo è l’unico modo per conquistare gli orientali “9.

Conseguentemente, la Germania nazista iniziò a usare l’Islam come chiave per diffondere il proprio messaggio tra le masse musulmane. “Berlino ha fatto un uso esplicito della retorica, della terminologia e delle immagini religiose e ha cercato di interagire e reinterpretare la dottrina e i concetti religiosi”, scrive David Motadel nel suo lavoro fondamentale del 2014, Islam and Nazi Germany’s War. “I testi sacri come il Corano … sono stati politicizzati per incitare alla violenza religiosa contro presunti nemici comuni”10.

L’Islam e gli ebrei

Per quanto ne sappiamo, questa pubblicazione è la prima prova scritta dell’antisemitismo islamico 11. Nel 1938, la  Junker und Dünnhaupt, una casa editrice con sede a Berlino, lo pubblicò con il titolo Islam-giudaismo. L’appello del Mufti al mondo islamico nel 1937, attribuendo esplicitamente per la prima volta quello scritto ad al-Husseini 12 Nelle edizioni successive pubblicate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, il Mufti continuò ad essere menzionato come l’autore. Se al-Husseini fosse di fatto l’unico iniziatore e autore del pamphlet resta una questione aperta. Tuttavia, una cosa è certa: fu un’innovazione sotto diversi aspetti e fu uno scritto precursore di molti dei pensieri espressi in seguito da Qutb.

Mentre la letteratura islamica classica tratta la lotta di Maometto con gli ebrei come se fosse un episodio minore nella vita del Profeta, ora “il conflitto di Maometto con gli ebrei è presentato come un tema centrale della sua attività e alla loro ostilità nei suoi confronti viene conferito un significato cosmico”13.  I versetti antiebraici contenuti nel Corano sono stati generalizzati e ritenuti validi per il XX secolo. Infine, per la prima volta, i tropi religiosi sono stati combinati con elementi della teoria cospirazionista. Secondo L’Islam e gli ebrei, sin dai tempi di Maometto, gli ebrei hanno cercato costantemente di “distruggere i musulmani”. L’opuscolo conclude:

“I versetti coranici e gli hadith dimostrano che gli ebrei sono stati i nemici più acerrimi dell’Islam e continuano a cercare di distruggerlo. Non credetegli, conoscono solo l’ipocrisia e l’astuzia. Tenete duro, lottate per il pensiero islamico, per la vostra religione e la vostra esistenza! Non riposate finché la vostra terra non sarà priva di ebrei”14.

Qui i musulmani vengono presentati come eterne vittime per legittimare nuove forme di aggressione che ricordano più le politiche dei nazisti che gli atteggiamenti del Profeta. Nel settembre del 1937, giorni dopo la pubblicazione, l’opuscolo raggiunse un vasto pubblico grazie alla sua diffusione al “Congresso nazionale arabo”, tenutosi a Bludan, una stazione termale in Siria, 50 km a nord-ovest di Damasco.

La diffusione dell’antisemitismo islamico

Questo primo congresso pan-arabo, tenutosi dall’8 al 10 settembre del 1937, venne organizzato da al-Husseini. Egli inoltre “mise a disposizione le risorse finanziarie per affittare i due più grandi hotel di Damasco e di Bludan, e garantire gratuitamente un gran numero di camere ai partecipanti al congresso”15, Non sorprende, quindi, che il congresso abbia attirato 411 partecipanti, sebbene solo 250 di essi furono ammessi nella sala del “Grand Hotel di Bloudan”, dove si svolse l’evento. Il Mufti non poté partecipare perché si nascondeva a Gerusalemme dopo un fallito tentativo nel luglio 1937, da parte delle autorità britanniche in Palestina, di arrestarlo 16. Nell’ottobre del 1937, al-Husseini fuggì a Beirut controllata dai francesi. Tuttavia, i delegati lo nominarono presidente onorario dell’assemblea.

Il congresso non fu un evento pubblico; anche ai giornalisti non fu permesso entrare. Tuttavia, il colonnello Gilbert MacKereth, all’epoca console britannico a Damasco, fece partecipare una persona di sua fiducia. Sulla base dei rapporti della spia, MacKereth descrisse l’evento come “una manifestazione di giudeofobia”. Fece riferimento a “un opuscolo sorprendentemente incendiario intitolato L’Islam e gli ebrei, che è stato consegnato a ciascun membro del congresso al suo arrivo. Era stato stampato in Egitto “. L’allegato V del memorandum di MacKereth, scritto dal suo confidente, reca il titolo “Descrizione di un opuscolo violentemente antiebraico stampato al Cairo per il Comitato per la difesa della Palestina, che è stato dato a ciascuna delle persone presenti al congresso di Bludan”. Il riassunto del contenuto dell’opuscolo presentato in un allegato al rapporto non lascia dubbi sul fatto che si riferisse alla pubblicazione del Cairo dell’agosto 1937 17.

I nazisti consideravano L’Islam e gli ebrei uno strumento particolarmente prezioso. Durante la guerra, Berlino stampò e diffuse questo testo pressoché invariato, in diverse lingue ed edizioni. Ad esempio, c’è la prova che nel 1942 le autorità spagnole sequestrarono circa 1500 copie di “un pamphlet di propaganda tedesco in lingua araba intitolato L’Islam e gli ebrei che era stato inviato al consolato tedesco a Tangeri. Secondo il ministero degli Esteri tedesco, questi opuscoli avrebbero dovuto essere distribuiti “con discrezione” nel Marocco spagnolo. “Con discrezione” è la parola chiave. I musulmani avrebbero riso di un ufficiale delle SS che distribuiva liberamente un testo arabo fingendo di parlare in nome dell’Islam. Ma era proprio quello che stava accadendo. I nazisti si finsero musulmani e falsificarono i testi sacri islamici in modo da dare credibilità al loro odio omicida per gli ebrei.

Ma le autorità spagnole che governavano a Tangeri, lo impedirono. Erano dell’opinione che “la diffusione di simili testi propagandistici diretti contro gli elementi ebraici nel Marocco spagnolo non poteva essere consentita” e tutte le copie vennero confiscate e distrutte 18.  Nel 1943, a Zagabria, capitale del satellite croato della Germania, furono stampate altre 10mila copie dello stesso pamphlet, questa volta in serbo-croato (Islam I Zidovstvo), e distribuite in Bosnia e in Croazia 19.

Sebbene non si conosca la portata della diffusione di questo opuscolo, L’Islam e gli ebrei potrebbe essere considerato come il precursore del famigerato testo di Sayyid Qutb, La nostra lotta contro gli ebrei, degli anni Cinquanta. Nella sua opera di grande rilievo, Islam and Nazi Germany’s war (L’Islam e la guerra della Germania nazista), David Motadel considera L’Islam e gli ebrei come “uno dei più significativi esempi di questo tipo di propaganda antiebraica diffusa tra i musulmani”20, mentre lo storico Jeffrey Herf ritiene che quest’opuscolo sia “uno dei testi fondanti della tradizione islamista, un libello che definiva la religione dell’Islam come una fonte di odio verso gli ebrei 21.

Anche i tempi della pubblicazione di L’Islam e gli ebrei, nell’agosto 1937, sono rivelatori. Dimostrano che l’antisemitismo islamico prese piede quando la fuga e l’espulsione degli arabi palestinesi (1948) e il governo israeliano su Gaza e la Cisgiordania (1967) erano ancora un lontano futuro. Questo fatto da solo contraddice la diffusa convinzione che l’antisemitismo islamico si sia sviluppato come risposta a presunti misfatti israeliani. Non fu il comportamento dei sionisti a indurre la pubblicazione di questo testo ostile, ma piuttosto il fatto che un primo tentativo era stato fatto nell’estate del 1937 per concordare un piano che prevedeva la presenza di due Stati. Di conseguenza, L’Islam e gli ebrei culmina nel seguente invito: “Non si può tollerare il piano di partizione, perché la Palestina è un paese arabo da secoli e dovrebbe rimanere arabo per sempre”. Quest’opuscolo intendeva, pertanto, teologizzare il conflitto territoriale tra gli ebrei e gli arabi per distruggere il primo importante tentativo di compromesso – che inizialmente aveva incontrato un certo grado di approvazione da parte di alcuni arabi moderati.

Secondo il suo rapporto, la proposta della Commissione Peel per la divisione della Palestina “non offre a nessuna delle parti tutto ciò che domanda; offre, tuttavia, a tutti ciò di cui hanno bisogno, ossia libertà e sicurezza”. Il Mufti e i suoi sostenitori non volevano né “libertà” per i musulmani né “sicurezza” per gli ebrei. Piuttosto, alimentarono l’odio per gli ebrei in un modo nuovo finalizzato a sovvertire la forza seducente di ogni tipo di coesistenza pacifica.

Radio Zeesen

Due anni dopo, un’emittente radiofonica con sede a Zeesen, una cittadina a sud di Berlino, divenne il più importante strumento per la diffusione dell’antisemitismo islamico. Ogni notte per sei anni – dal 25 aprile 1939 al 26 aprile 1945 – questa emittente propagava in arabo l’odio per gli ebrei in tutto il mondo musulmano. Radio Zeesen non si rivolgeva al pubblico radiofonico in quanto arabi, ma come musulmani. Jeffrey Herf, nel suo studio innovativo intitolato Nazi Propaganda for the Arab World, mette in evidenza la centralità degli insegnamenti coranici nella propaganda tedesca in lingua araba. L’emittente radiofonica assunse speaker arabi di prima classe; i suoi programmi iniziavano con la recita dei versetti coranici e venivano conditi con musica araba accuratamente selezionata.

Rapporti dell’epoca rilevano quanto fosse popolare questa emittente radio della propaganda tedesca. I nazisti si basarono sull’antipatia latente espressa nei versetti coranici intolleranti verso gli ebrei e nell’ideologia dhimmi, infondendo una dimensione antisemita nel conflitto locale tra il movimento sionista e gli arabi di Palestina al fine di osteggiare ogni soluzione basata sul compromesso. Quegli anni di propaganda incessante contribuirono a cambiare l’immagine “dell’ebreo” nel mondo arabo. In quel periodo, venne promossa un’interpretazione esclusivamente antiebraica del Corano, i miti della cospirazione mondiale europea furono resi popolari e prese forma la retorica genocida in relazione al sionismo e a Israele. A poco a poco, gli arabi musulmani iniziarono ad adottare il concetto cristiano-europeo di ebraismo come “male cosmico”.

Se Radio Zeesen concluse le sue trasmissioni nell’aprile 1945, gli echi della sua propaganda continuarono a riverberare. Quanto asserito dal Foreign Office britannico, che nel 1946 “diceva che l’odio arabo per gli ebrei era maggiore rispetto a quello dei nazisti” può essere considerata un’esagerazione 22. È ovvio, tuttavia, che la propaganda nazista in tempo di guerra contribuì ad accrescere l’ostilità antiebraica dopo il 1945 e che portò alla guerra araba contro Israele nel 1948 23.

L’impatto attuale

La storia dell’antisemitismo islamico rivela l’audacia con cui i nazisti tedeschi sfruttarono l’Islam per la realizzazione dei loro interessi politici, utilizzando le affermazioni contraddittorie del Corano sugli ebrei per scopi antisemiti.

Tuttavia, il breve incontro tra l’ideologia nazista e il mondo arabo ha avuto conseguenze che continuano a farsi sentire in Medio Oriente. A tutt’0ggi, i passi antiebraici dei primi scritti dell’Islam vengono ripetuti incessantemente; le questioni mondiali vengono spiegate utilizzando I Protocolli dei savi anziani di Sion; e i rappresentanti di spicco dell’Autorità Palestinese considerano ogni tentativo di normalizzare le relazioni con Israele un alto tradimento. Nel 2014, secondo un sondaggio globale condotto dalla Lega Antidiffamazione, il 37 per cento dei musulmani in Asia concordava con le affermazioni antisemite rispetto al 75 per cento dei musulmani del Medio Oriente e del Nord Africa.

Ma soprattutto, l’antisemitismo islamico odierno è una componente cruciale della guerra degli islamisti contro il mondo moderno.  Esso si cela dietro il desiderio di Teheran di distruggere il “tumore canceroso” di Israele e la minaccia di Recep Tayyip Erdoğan che gli israeliani non saranno in grado di “trovare un albero dietro cui nascondersi”, una chiara allusione a un hadith che esige l’uccisione degli ebrei. Induce Mahmoud Abbas a negare ogni legame tra Gerusalemme e gli ebrei e trasforma il conflitto politico tra Israele e gli arabi in una lotta religiosa tra il bene e il male.

Solo di recente alcuni politici e giornalisti arabi hanno cominciato a prendere le distanze dagli slogan antiebraici che da ottant’anni dominano il mondo arabo. Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha affermato che gli israeliani “hanno diritto a vivere pacificamente nel loro Stato”24. I commentatori arabi affermano che l’Islam non è affatto un ostacolo alla normalizzazione delle relazioni con gli ebrei. Il quotidiano Asharq Al-Awsat, che è allineato con la famiglia reale saudita, ha riportato – abbastanza correttamente –  che il Mufti di Gerusalemme, nel suo tentativo di “combinare l’ideologia dei Fratelli Musulmani e quella nazista (…) ha danneggiato la causa [palestinese] più di chiunque altro” 25 . Il fatto che le forze dominanti in Arabia Saudita – la culla dell’Islam – stiano ripensando le loro relazioni con Israele dimostra che non è il Corano in quanto tale a ostacolare la normalizzazione dei rapporti tra arabi ed ebrei, ma la sua interpretazione antisemita.

Oggi, per i leader musulmani conservatori, l’antisemitismo islamico è il più importante strumento disponibile con cui contrastare i delicati tentativi di normalizzare le relazioni arabe con Israele. Questi leader considerano l’abolizione dello status di dhimmi degli ebrei una violazione della legge divina e fanno affidamento sul Corano per fermare l’avanzata della modernità nelle società islamiche. Non è quindi una coincidenza che la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, utilizzi l’Islam per silurare i tentativi arabi di riavvicinamento allo Stato ebraico. “Coloro che normalizzano le relazioni con Israele abbandonano il Corano e la fede islamica”, egli ammonisce. “Il Corano dice: ‘Sii severo con i miscredenti’. Alcuni musulmani lo hanno dimenticato”26. Di recente, nel febbraio scorso, lo sceicco Yousuf Makharzah, a Gerusalemme, ha altresì affermato che “l’ostilità nei confronti degli ebrei è un compito religioso fondamentale ed è uno dei tratti distintivi del credente”27. Ciò dimostra che le interpretazioni del Corano possono avere implicazioni di vasta portata nelle questioni di di guerra e di pace. Un tempo promosso dalla Germania nazista, l’antisemitismo islamico continua a influenzare la percezione e la politica nel mondo musulmano odierno.

Questo particolare ceppo di odio per gli ebrei è un ostacolo alla modernizzazione delle società islamiche, mette in pericolo le comunità ebraiche in tutto il mondo e minaccia il globo con una guerra derivante dall’impegno profuso dall’Iran nella distruzione di Israele. Allo stesso tempo, il fatto che l’antisemitismo islamico sia emerso solo ottant’anni fa è motivo di speranza che alla fine esso possa essere sradicato nel contesto di nuovi dibattiti in seno al mondo musulmano.

Note

1 Bernard Lewis, Semites and Anti-Semites: An Inquiry into Conflict and Prejudice (London, 1986), p. 122.

2 Hamas Covenant, August 18, 1988, https://avalon.law.yale.edu/20th_century/hamas.asp.

3 Ibid.

4 Ronald L. Nettler, Past Trials & Present Tribulations: A Muslim Fundamentalist’s View of the Jews (Oxford, 1987), pp. 81–82.

5 Ibid., p. 85.

6 Palestinian Media Watch, “Abbas’ advisor incites religious war,” Bulletin, December 13, 2017.

7 Justus Bender, “Nichts gegen Juden, aber … ,” Frankfurter Allgemeine Zeitung, December 14, 2017.

8 Gudrun Krämer, Minderheit, Millet, Nation? Die Juden in Ägypten 1914–1952 (Wiesbaden, 1982), p. 278.

9 Politisches Archiv des Auswärtigen Amts (PAAA), R 60690, Hans Alexander Winkler, “Erfahrungen aus der deutschen Propagandaarbeit in Iran vom November 1939 bis September 1941,” January 10, 1942, pp. 2–3.

10 David Motadel, Islam and Nazi Germany’s War (London, 2014), p. 76.

11 Sono grato all’arabista e storico Dr. Edy Cohen, che ha scoperto l’opuscolo originale in arabo e ne ha tradotto  alcune parti per me.

12 Mohamed Sabry, Islam-Judentum-Bolschewismus (Berlin, 1938), pp. 22–32.

13 Lewis, op. cit., p. 128.

14 Tradotto dalla versione tedesca di Islam-Judentum. Aufruf des Großmufti an die islamische Welt im Jahre 1937, Sabry, op. cit., pp. 22–32.

15 Console generale tedesco a Beirut, rapporto sul Congresso di Bludan del 16 settembre 1937,  British National Archive (BNA), GFM 33/611, Serial 1525.

16 Matthias Küntzel, “Terror und Verrat. Wie der Mufti von Jerusalem seiner Verhaftung entging,” Mena-Watch, July 5, 2017, http://www.matthiaskuentzel.de/contents/terror-und-verrat.

17 Il memo di MacKereth del 14 settembre 1937, compresi gli allegati dall’1 al 6 è pubblicato in: Elie Kedourie, “The Bludan Congress on Palestine, September 1937,” Middle Eastern Studies 17. no. 1 (1981), 107-125.

18 Zentrum Moderner Orient Berlin, Höpp-Archiv, “Beschlagnahme einer deutschen Propagandaschrift, ‘Der Islam und die Juden’ (in arabischer Sprache)” [Arabic], No. 01.10.015.

19 Jennie Lebl, The Mufti of Jerusalem Haj-Amin el-Husseini and National-Socialism (Belgrade, 2007), pp. 311–19; Motadel, op. cit., p. 196.

20 Ibid.

21  Jeffrey Herf, “Haj Amin al-Husseini, the Nazis and the Holocaust: The Origins, Nature and Aftereffects of Collaboration,” Jewish Political Studies Review, XXVI:3,4 (2016), 15.

22 Benny Morris, 1948 (New Haven, 2008), p. 34.

23  Matthias Küntzel, “The Aftershock of the Nazi War Against the Jews 1947/48: Could this War against Israel Have Been Prevented?” Jewish Political Studies Review, XXVI:3,4 (2016), 38–53, http://www.matthiaskuentzel.de/contents/the-aftershock-of-the-nazi-war-against-the-jews-19471948.

24 “Saudischer Kronprinz Bin Salman spricht Israel Existenzrecht zu,” Tagesspiegel, April 3, 2018.

25 “Saudi Writer: The Arab League Summits Are Completely Pointless: Palestinian Leaders—First and Foremost Jerusalem Mufti Al-Husseini and PLO Leader Arafat—Damaged the Palestinian Cause the Most,” MEMRI, Special Dispatch No. 7499, May 31, 2018.

26 “Normalizing ties with ‘Zionists’ is against Quran, Iranian supreme leader says,” The Times of Israel, April 15, 2019.

27 “Jerusalem Friday Sermon by Sheikh Yousef Makharzah: It Is the Religious Obligation of Muslims to Bear Animosity against the Jews; Mahmoud Abbas Is Wrong to Say Otherwise,” MEMRI-TV, No. 7849, February 14, 2020.

Traduzione di Niram Ferretti e Angelita La Spada

https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/23739770.2020.1793275

 

 

 

 

 

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