Lettere al giornale

Le omissioni del comunicato UCEI

Da Davide Romano, Segretario dell’Associazione Amici di Israele, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Avendo firmato l’appello critico nei confronti del comunicato di felicitazioni al governo italiano da parte dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, vorrei in questa sede spiegarne meglio le motivazioni.

Innanzitutto vorrei chiarire che non ci sarebbe nulla di male a dare il benvenuto a un nuovo governo, se lo si facesse in modo equilibrato. Ovvero senza cancellare tutte le criticità, a partire dalla presenza di Luigi Di Maio in un posto di grande peso politico come il ministero degli Esteri. Un uomo che ha già dimostrato di non avere attenzione per i diritti umani: dal Venezuela alla Russia, passando per la Cina e l’Iran. Naturalmente stessa insensibilità ha dimostrato anche in Medio Oriente, dove tra le promesse di riconoscimento dello Stato Palestinese e l’attribuzione ai coloni dell’80% dei problemi nei territori (dato attribuito ai Carabinieri là presenti, che però smentirono), ha confermato la sua disattenzione alla differenza tra democrazia e fanatismo. Poi c’è stato anche il silenzio sul ministro dell’ Istruzione Fioramonti (che si occuperà dell’istruzione dei giovani italiani), noto per avere in passato preso parte a un boicottaggio accademico contro Israele sostenendo che “ci sono abbastanza prove di come Israele porti via l’acqua ai palestinesi”.

Chiudere gli occhi di fronte a tutto questo non è ebraico. Quel comunicato era attento – giustamente – alla questione dei migranti, dell’odio e delle discriminazioni. Ma mancava completamente la questione delle gravi discriminazioni cui è sottoposto l’intero popolo di Israele, per questo ho ritenuto doveroso denunciare la cosa.

Non porre la questione dell’antisionismo al nuovo governo vuol dire tradire i nostri fratelli israeliani, oltre che noi stessi. Poiché sappiamo bene come in Europa negli ultimi anni tanti nostri correligionari hanno pagato anche col sangue il cosiddetto “antisionismo”, che altro non è se non una maschera dell’odio antiebraico.

Per tutti questi motivi chiedo all’UCEI una correzione di rotta che la porti a non essere né apparire vicina ad alcun governo da un lato, e che dall’altro – forte della propria indipendenza – abbia maggiore autorevolezza nel porre le questioni ebraiche al centro del dibattito pubblico.

 

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