Lettere al giornale

Perchè sto dalla parte di Israele

Da Antonio Vizioli, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Gent. Direttore,

Gli eventi attualmente in corso in Israele mi hanno spinto a scrivervi per offrire la mia testimonianza augurandomi che possa essere per voi di interesse.

Nella mia adolescenza ero un simpatizzante propal, conoscevo una sola realtà, quella  della propaganda d’odio creata ad hoc. Già dalle scuole medie ricordo che la nostra professoressa durante il cineforum ci portò a vedere al cinema un “cartone animato” che mi deluse profondamente. Nella mia ingenuità di bambino mi aspettavo un cartone animato in stile Disney, in realtà si trattava di un cartone animato che raccontava della guerra tra Israele e il Libano; quelle immagini, anche se trasformate in “cartoni animati”, mi turbarono molto.

Ricordo che il giorno dopo si discuteva in classe di quel film e la professoressa ci chiese : “Ragazzi secondo voi chi ha torto in questa guerra? Israele o il Libano?” Risposi “Israele”. Solo negli anni successivi capì che si trattava di indottrinamento.

La storia continuò alle superiori, dove avevo una professoressa di italiano che sosteneva che i forni crematori non erano mai esistiti, ma che si trattasse di strutture costruite dai russi per diffondere menzogne sui tedeschi.

All’università ho iniziato a sviluppare il mio senso critico, il mio cogito. Il periodo universitario è stato un periodo di cambiamento, e durante questi cambiamenti di vita personale, conobbi dei ragazzi israeliani che mi hanno portato a diventare difensore di Israele. Mi dissero, “Studia!” Leggi e informati da fonti serie”. Queste tre semplici coordinate mi hanno portato a diventare quello che sono oggi, un difensore d’Israele.

Molti miei amici napoletani mi hanno sempre chiesto, “Perché lo fai? Non sei ebreo, non sei israeliano”. A queste domande non è mai stato semplice rispondere. Perché lo faccio? Me lo sono sempre chiesto anche io. Giovedì scorso ho trovato la risposta ai miei dubbi. Mi trovavo a Napoli, la mia città, alla manifestazione in sostegno di Israele. Dopo gli attacchi agli israeliani, interni ed esterni, avvenuti nelle ultime settimane ho sentito la necessità di andare in piazza per dare il mio supporto. Nella tranquillità generale ho visto improvvisamente correre la polizia e ho capito che erano arrivati  dei sostenitori propalestinesi. Quella presenza ha limitato la mia, anzi la nostra libertà di manifestare a favore di Israele.

Una scena mi ha colpito in particolar modo. Nelle mie vicinanze c’era un ebreo anziano, indossava la kippah e aveva la bandiera israeliana tra le mani, si chiamava Antonio, come me. A un certo punto un poliziotto gli si è rivolto dicendogli: “Non vorrei dirlo, ma se lei si allontana  dalla manifestazione, deve togliere la kippah e nascondere la bandiera”.

Nell’Italia del 14 maggio 2021 e non nell’Italia del 1938, le parole di quel poliziotto improvvisamente sono state le risposte a tutte quelle domande che mi sono sempre fatto. Ecco perché difendo Israele, ecco perché difendo gli ebrei. E’ molto semplice, perché oggi chi sostiene Israele, ebreo o non, si deve ancora nascondere, deve badare bene a cosa dire, perché  è ancora soggetto ad atti di violenza. E questo non accade in Medio Oriente, ma in Italia, in Europa, e tutto ciò non solo è inaccettabile ma è inverosimile.

Difendere lo Stato ebraico equivale a difendere la libertà, difendere lo Stato ebraico equivale a difendere la democrazia. Lo sapevo anche prima, ma durante la manifestazione a Napoli a cui ho partecipato, ne ho avuto la certezza.
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