Editoriali

Ricette fallimentari

Pare che non serva a nulla il senso di realtà di fronte all’incancrimento di metodi fallimentari. Albert Einstein sosteneva che non è possibile risolvere i problemi all’interno della stessa cornice di pensiero che li ha creati, come ha ricordato Martin Sherman nella sua recente intervista a L’Informale, eppure di ciò non si cura la nuova Casa Bianca e sicuramente non se ne è mai curato troppo Benjamin Netanyahu.

Il Segretario alla Difesa Anthony Blinken, in visita in Israele dopo l’ultimo conflitto tra lo Stato ebraico e Hamas, ha spiegato che il modo migliore per evitare nuovi conflitti è fornire a Gaza copiosi investimenti, perchè “Hamas prospera sulla disperazione e sulla miseria, sulla mancanza di opportunità”. Si tratta dunque di concedere al gruppo terrorista sunnita che governa Gaza da quattordici anni con pugno di ferro, una ghiotta occasione per arricchirsi ulteriormente e dirottare i fondi elargiti, come ha fatto in tutti questi anni, al fine di comperare armi più sofisticate e di costruire tunnel. Ma l’ottimismo progressista non può essere frenato da considerazioni troppo fondate sulla fattualità, e le parole di Blinken lo testimoniano in modo assai eloquente basate come sono sull’idea che il motivo per il quale Hamas domina Gaza sarebbe dovuto al fatto che i suoi abitanti vivono in condizioni di precarietà. L’idea che Hamas domini nei cuori e nelle menti di una parte consistente, se non maggioritaria, di abitanti dell’enclave per ciò che rappresenta, un rigorismo coranico senza sconti e un odio implacabile nei confronti di Israele, viene rimosso dalla scena come fosse un dettaglio esornativo. Non c’è da meravigliarsi, è tutto conseguente. Fu l’amministrazione Obama a rendere disponibili al regime di Teheran miliardi di dollari perchè in quel modo ne avrebbe goduto la popolazione, e in condizioni più prospere per tutti, gli ayatollah avrebbero perso la loro presa.

Sfamare i coccodrilli nella speranza di renderli più miti non ha mai prodotto risultati, ma non c’è nulla da fare, il cuore nobile dei progressisti è alimentato dalla convinzione che sia la struttura a determinare la sovrastruttura, e non che la seconda abbia una sua potente autonomia.

La forza di Hamas è soprattutto  religiosa e ideologica, non è tale perchè i suoi sudditi sono poveri, ma perchè  essi ritengono che la Weltanschauung che Hamas veicola sia giusta, la migliore sul mercato delle idee. Osama Bin Laden non era indigente, ma credeva fermamente nella missione salvifica dell’Islam, una salvezza che doveva propagarsi con la forza. Come lui, tanti altri estremisti musulmani che si sono immolati per le stesse idee, provenivano da contesti sociali medio-alti, dei quali erano sicuramente insoddisfatti, perchè non di solo pane vive l’uomo.

Quindi, eccoci di nuovo alla vecchia ricetta, innondare di soldi una realtà in cui dominano corruzione, fanatismo e sopraffazione. D’altronde, così è stato con l’OLP e successivamente con l’Autorità Palestinese, foraggiate dagli USA di miliardi perchè in questo modo terroristi e cleptocrati si sarebbero trasformati in statisti, in nation builders. E va detto, a scanso di equivici, che lo fecero non solo le amministrazioni democratiche ma anche quelle repubblicane, e le seconde non solo per automatismo, ma perchè è incistato nell’animo americano un ottimismo irriducibile. L’unica eccezione è stato Donald Trump. La sua amministrazione è stata la prima e l’unica a capire che la vecchia strada non andava più percorsa, nonostante il fatto che anche nel suo caso permaneva, seppure sullo sfondo, la minaccia di un esito temibile per Israele, quello di uno Stato palestinese e fossero prospettati investimenti faraonici, tuttavia questi ultimi con un vistoso prerequisito, che Hamas si disarmasse.

La realtà, nella sua brutalità, è un altra. Hamas può essere solo depotenziato con la forza, non ci sono altre strade. Israele ha rinunciato a questa opzione dal 2005, preferendo lasciare Gaza al suo destino e oggi, il massimo che possa fare è di bombardare le infrastrutture che Hamas ricostruisce tutte le volte, facendosi, nel frattempo più agguerrito.

Avere rinunciato alla vittoria, che non ha mai avuto esito diverso nel contesto dei conflitti e delle guerre, se non quello di costringere il nemico alla resa, ha portato a questa impasse, alla finzione di volere credere che foraggiare Hamas e Gaza, politica che Netanyahu ha perseguito senza sosta, possa essere la soluzione, quando è palese, che non lo è e non lo sarà mai.

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