Israele e Medio Oriente

Samir Kuntar e la sua fine | di Michael Sfaradi

È stato un attacco aereo rapido e improvviso quello portato a termine dall’aereonautica israeliana a Jarama, un sobborgo di Damasco in Siria, nel quale è stato ucciso il terrorista infanticida Samir Kuntar, dal 2008 il primo della lista dei ‘Morti Che Camminano’ del Mossad, il servizio segreto israeliano.
Per capire chi era Kuntar bisogna ripercorrerne la storia fino al 2008, anno del suo scambio con i corpi di Eldad Reghev e Ehud Goldwasser, due soldati israeliani rapiti da Hetzbollah in territorio israeliano.
Il 22 aprile 1979 Kuntar, con altri quattro terroristi, partì da Tiro a bordo di un gommone e una volta arrivato in Israele si rese protagonista di uno dei più spietati atti di terrorismo mai consumati sul territorio israeliano, così feroce da rimanere nella memoria collettiva della nazione intera.

Appena arrivati sulla spiaggia di Nahariya, una città turistica israeliana non lontana dal confine con il Libano, i quattro si imbatterono in Eliyahu Shahar, un agente di polizia che aveva appena staccato dal servizio, e lo falciarono con una raffica di Kalashnikov. Poi entrarono in un edificio, per la precisione al numero 61 di via Jabotinski, e fecero irruzione nell’appartamento della famiglia Haran.
Il gruppo armato riuscì a prendere in ostaggio Danny Haran di 28 anni e la alla figlia Einat di 4 che teneva in braccio, mentre la madre Smadar, sentendo le grida in arabo, si nascondeva in un soppalco insieme all’altra figlia, Yael di due anni.

Non dimenticherò mai l’odio nelle voci degli uomini di Kuntar mentre si aggiravano per la casa dandoci la caccia, sparando coi mitra. Sapevo che se avessero sentito Yael piangere ci avrebbero uccise. Così tenni la mano sulla sua bocca per non farla gridare”. Questa fu la deposizione della donna agli investigatori mentre spiegava l’inspiegabile, e cioè che in preda alla paura aveva soffocato la piccola Yael.
Nel frattempo Kuntar e i suoi uomini, convinti che non ci fossero altre persone in casa, uscirono dall’edificio trascinando Danny e Einat sulla spiaggia dove, una volta raggiunti dalla polizia e da alcuni militari che pattugliavano la zona, ingaggiavano una sparatoria durante la quale rimanevano uccisi un secondo agente israeliano e due uomini del gruppo di fuoco: Abdel Majeed Asslan e Mhanna Salim Al-Muayed.
Prima di essere preso prigioniero Samir Kuntar completò la sua ‘opera’ sparando alla schiena di Danny Haran, immergendolo poi in mare per assicurarsi che fosse morto, per poi uccidere senza pietà la piccola Einat sfondandole il cranio con il calcio del fucile e contro alcune rocce della spiaggia.

Ahmed Al Abrass e Samir Kuntar vennero catturati vivi, processati e condannati all’ergastolo per poi, come già detto, essere graziati nel 2008. Ma Kuntar sapeva che quella firmata dall’allora presidente Peres più che una grazia era una condanna a morte e anche che quello che gli rimaneva da vivere lo avrebbe passato, come poi è stato, da uomo braccato.
La guardia carceraria che gli tolse le manette prima di consegnarlo al funzionario della Croce Rossa Internazionale che supervisionava lo scambio gli disse che Israele lo avrebbe seguito ovunque, che avrebbe saputo ogni cosa di lui e che prima o poi avrebbe incontrato qualcuno che avrebbe fatto definitivamente giustizia, e questo è esattamente quello che è accaduto con il bombardamento della notte scorsa.

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