Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Turpe messinscena: Sull’antisemitismo di un quadro

In epoca di pandemia, di stress psichico e fisico, riaffiorano fantasmi, allucinazioni, aborti della mente. Dal passato torna Simonino da Trento, il fanciullo ucciso nel 1475 nell’omonima città, e torna con lui la leggenda nera edificata intorno alla sua morte. Se ne era già occupato Ariel Toaff in un suo esecrato libro del 2007, Pasque di Sangue, in cui riproponeva per la delizia del vasto pubblico degli antisemiti, la tesi secondo cui gli omicidi rituali attribuiti agli ebrei nel Medioevo e oltre, potessero avere un loro fondamento.

Ora, dalla carta siamo passati alla tela. Ci ha pensato il pittore Giovanni Gasparro, un manierista che ha fatto del caravaggismo un’estensione del gay pride, con una predilezione per Gesù palestrati, angeli ribelli che sembrano usciti da Querelle De Brest e santi nerboruti dagli sguardi languidi, come si possono ammirare nei 19 dipinti commisionatogli nel 2011 dall’Arcidiocesi dell’Aquila. D’altronde, il pittore è ben accolto in ambito curiale, è devoto, è un cattolico d’antan. Esecra tutto ciò che è posteriore al Concilio Vaticano II, gli ammodernamenti teologici e liturgici, anche se poi, nei suoi quadri sacri è assai moderno nei tripudi omosessuali. Nella teologia personale figurativa che esibisce fastosamente, così poco paolina, loro sì, si salveranno, gli ebrei, notoriamente “perfidi”, no di certo.

Apprezzato da Vittorio Sgarbi, a cui ha dedicato un ritratto, l’artista non ama certo i toni sobri. Nelle sue mani la pittura diventa un palcoscenico per rappresentazioni che alternano il vaudeville al grand guignol. E’ soprattutto il secondo, quello che vediamo in scena nel quadro in cui, l’eburneo bambino Simonino viene sacrificato da una masnada di ebrei, le cui espressioni bieche, stravolte ed esaltate, evocano una congrega manicomiale, un convegno di dementi.

E qui occorre ricordare che all’epoca dell’uccisione del piccolo Simonino, furono 15 ebrei, anziani e giovani, che vennero accusati della sua morte. Torturati ripetutamente confessarono di essere i responsabili del delitto, confermando così la già navigata leggenda nera, che essi, occasionalmente uccidessero bambini cristiani al fine di usarne il sangue per impastare il pane azzimo.

Il culto di Simonino, malgrado ci furono allora già riserve papali sulla necessità di farlo beato, è durato ininterrotto fino al 1965, quando, dopo una revisione accurata degli atti del processo grazie anche all’acredine di uno storico di vaglia come fu Monsignor Iginio Rogger, venne abolito. Il dicembre scorso Trento dedicò una mostra alla vicenda, emblematicamente intitolata, L’invenzone del colpevole. 

Gli ebrei presenti nel quadro di Gasparro, che molto devono agli ebrei raffigurati nelle vignette di Der Sturmer e rappresentati in La Passione di Cristo di Mel Gibson, sono invece incontestabilmente colpevoli. Non possono esserci dubbi sulla loro crudeltà e sulla loro abiezione.

Giovanni Gasparro ha pubblicato le immagini del quadro sulla sua bacheca Facebook, provocando uno strascico di prevedibili commenti antisemiti, in buona parte proveniente da oltranzisti anticonciliari, da estimatori dell’opera “veritiera” di Ariel Toaff, da nostalgici di roghi e inquisizioni.

Esiste un virus che, diversamente da quello che colpisce gli organismi, colpisce la psiche, e che in molti casi è resistente a ogni tipo di contenimento e di vaccino.

“La paura più profonda”, ha scritto Norman Cohn, “viene dalla convinzione che gli ebrei siano collettivamente degli avvelenatori, anzi essi stessi una specie di veleno. Questo mito sorse insieme a quello dell’assassinio rituale: le prime occasioni in cui la scomparsa di bambini venne attribuita alla cupidigia di sangue degli ebrei risalgono al 1144 e al 1168, e fu nel 1161 che per la prima volta vennero bruciati gli ebrei (ottantasei) accusati di avere tramato di avvelenare la popolazione cristiana”.

Il quadro infame di Gasparro dedicato a Simonino da Trento è una allucinata messa in scena della “cupidigia di sangue degli ebrei” di cui parla il grande studioso inglese. E’ un esplicito incitamento all’odio. Il suo scopo è solo questo.

 

 

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