Editoriali

UNRWA e Corte dell’Aja: due storture raddrizzate dagli Usa

Molte delle cose che avvengono nello strategico scacchiere del Medio Oriente sono segrete, e di molte altre i nostri media non ci forniscono informazioni (soprattutto se si tratta di criticare l’Autorità Palestinese). Il risultato è che noi non abbiamo la possibilità di farci un’opinione obiettiva, basata su fatti, di quanto avviene.
Due recentissimi avvenimenti forniscono un eloquente esempio di questa disinformazione, talvolta arbitraria e deliberata, altre volte dovuta a semplice disattenzione.

1) A Gaza è operativo un ufficio dell’UNRWA, l’organizzazione messa in piedi dalle Nazioni Unite per dare un sostegno economico e culturale ai palestinesi.
Questo ufficio, come gli altri dell’UNRWA, impiega personale palestinese e personale straniero. Ebbene, dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di tagliare drasticamente i fondi destinati all’UNRWA a causa della sua natura chiaramente faziosa, gli impiegati palestinesi hanno cominciato a minacciare i loro colleghi stranieri ed a usare nei loro confronti la violenza, tanto che questi impiegati dell’UNRWA hanno dovuto fuggire – dove? in Israele. Ed Israele ha aperto per loro un varco nella sigillata frontiera con Gaza.
Ma perché gli Stati Uniti hanno tagliato i fondi ad un’organizzazione umanitaria dell’ONU? La risposta è semplice: l’ONU ha creato due associazioni che assistono i profughi. L’UNHCR si occupa di tutti i profughi del mondo e considera profughi quanti hanno dovuto abbandonare le loro case e la loro patria a causa di guerre o persecuzioni. Le regole sono semplici, ovvie e chiare: Il rifugiato è colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra” [Articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati]. Ma per i palestinesi questo non bastava, e dopo uno di quei voti della maggioranza automatica che per decenni hanno visto l’ONU in balìa del gruppo arabo/islamico, dei paesi del blocco comunista e dei cosiddetti non allineati (Jugoslavia, Cuba, eccetera) è stata creata un’organizzazione parallela, che considera profughi non solo quanti hanno dovuto fuggire dalla loro patria ma anche tutti i  discendenti dei profughi maschi, anche se adottati, da qui all’eternità. Anche quelli che sono diventati cittadini di altri stati. Anche quanti non hanno mai visto la Palestina. Anche quanti non hanno intenzione di tornare in Palestina.

2) L’altra notizia di questi giorni è che gli Stati Uniti hanno deciso di abbandonare il protocollo delle Nazioni Unite che prevede, per le dispute diplomatiche fra stati, che ogni stato firmatario possa chiamare un altro stato dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja per chiederle una decisione in merito. Il motivo di questa decisione è che la Palestina è stata riconosciuta come stato ed ha potuto chiamare gli Stati Uniti a rispondere dinanzi alla Corte dell’Aja della loro decisione di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme (nella zona israeliana, questo è bene che si sappia, e senza che questo precluda alcuna possibile decisione sul futuro della città nei futuri negoziati).

Senza voler infierire, possiamo anche aggiungere che pochi giorni fa il novantaduenne primo ministro della Malaysia Mahathir Mohamad  ha riaffermato una cosa che aveva già sostenuta anni or sono: che gli ebrei hanno il naso adunco e che non ne sono stati uccisi sei milioni nella Shoah. Dunque ora l’Iran non è più solo nella sua campagna antisemita.

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