Interviste

Beunida Shani, la candidata del Pd che cita la Fallaci: “Una certa sinistra bada solo all’estetica”

Beunida Shani detta Melissa, giovane candidata del Pd alle ultime elezioni comunali di Padova, ha “osato” pubblicare un post su facebook esprimendo il suo sostegno ad Oriana Fallaci. Un peccato mortale, per una certa sinistra. Tant’è che la diretta interessata si è ritrovata suo malgrado nell’occhio del ciclone, persino presa di mira da un giornale locale che ha pubblicato la sua foto in costume da bagno. Lei non si è scoraggiata, forte anche del sostegno ricevuto.
Noi de L’Informale abbiamo voluto conoscerla meglio.

Beunida Melissa Shani, Lei è stata candidata del Pd alle elezioni comunali di Padova, ma in questi giorni ha espresso sostegno alle tesi di Oriana Fallaci sull’Islam. Come ha reagito il Suo partito?

L’ala più liberale del partito, che fa capo al segretario Matteo Renzi, ha compreso il contesto delle mie parole e la mia conoscenza di Oriana Fallaci, mostrandomi larga solidarietà. Con i vertici cittadini non ho ancora avuto occasione di parlarne, anche se so che il segretario cittadino Antonio Bressa ha pubblicamente espresso distanza dalle mie posizioni, pur ammettendo che in un Paese laico sia necessario discutere di queste tematiche.
E’ bene chiarire che citare Oriana Fallaci non significhi citare una leghista, come tanti pensano, ma una figlia di socialisti ai tempi di Nenni, che è stata partigiana e ha combattuto i nazifascisti con il nome di battaglia “Emilia”, poi è stata radicale e si è sempre chiesta perché non esista una sinistra liberale in Italia. Chi accusa Oriana Fallaci di aver cambiato idee negli ultimi anni della sua vita ha semplicemente la tendenza a voler etichettare ogni pensiero umano, non capendo che Oriana Fallaci è sempre stata coerente con le sue impostazioni di partenza.

Un giornalista di Padova24Ore, Alberto Gottardo, ha stigmatizzato il Suo attacco all’Islam, pubblicando addirittura una foto che La ritrae in costume da bagno. Una sorta di “metodo Boffo”, come l’ha definito la pagina facebook “Islamicamentando”. Ma anche un caso di sessismo che probabilmente non farà notizia. Quanto è difficile oggi, in Europa, esprimere certe idee “non allineate” senza finire nel tritacarne?

E’ complesso, viviamo in uno scenario complicato in cui spesso e volentieri rischiamo di trovarci di fronte a personaggi come Gottardo, ma bisogna essere consapevoli del rischio che si corre quando si assumono posizioni giudicate “politicamente scorrette”. Un rischio che in realtà diventa una responsabilità, soprattutto nei confronti della cittadinanza. Ho ricevuto tante dimostrazioni e messaggi di sostegno da parte della cittadinanza, per le mie argomentazioni e non certo per la foto in costume, a cui dovremmo essere abituati in un’epoca di vanità femminile. Posso però ringraziare Gottardo: anche se non era il suo intento e l’ha fatto involontariamente, è riuscito a sensibilizzare su un tema importante come quello del sessismo. Quindi lo ringrazio.




Nel Suo post su facebook, commentando Oriana Fallaci, ha citato pure la Raccomandazione 1162 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa sul contributo della civiltà islamica alla cultura europea. Ritiene che l’Europa sia asservita all’Islam al di là del semplice rispetto del valore della libertà di culto? E perché?

L’articolo 11 della Raccomandazione che ho citato è molto chiaro e ribadisce l’impegno che l’Unione Europea si prende nei confronti della Lega araba per la diffusione della cultura islamica in Europa. Una diffusione che può avvenire mediante l’informazione, quindi tv e giornali, ma anche tramite luoghi in cui gli europei possono essere indottrinati. Cito, ad esempio, le Università che introducono specifici corsi di Corano e sharia, oppure le scuole che propongono l’insegnamento di precetti dell’Islam in alternativa all’ora di religione.
Se contestualizziamo ad oggi, possiamo dire che questo asservimento c’è anche se probabilmente non era l’intento della Raccomandazione, che forse era lodevole. Non posso sapere quale fosse la ratio della Raccomandazione, ma senza dubbio i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Basta vedere il quartiere Molenbeek di Bruxelles, gli 80.000 fedeli a Milano che seguono i dettami dell’Imam, i quartieri di Londra in cui vige interamente la sharia. Tutto è cominciato negli anni ‘70 con il vertice di Copenaghen (1973, due mesi dopo la guerra del Kippur n.d.r.), in cui è stata accettata di buon grado la necessità di un dialogo pacifico basato su un piano programmatico che si può riassumere così: la Lega araba continua a fornire petrolio, ma l’Europa non ostacola la diffusione della cultura islamica. Fino ad arrivare al 1991 con la Raccomandazione 1162.

Si può dire che la lotta contro l’islamismo e l’Islam oscurantista possa essere considerata una battaglia coerente con i valori storici della sinistra? E come si spiega l’atteggiamento della sinistra italiana ed europea, che sembra pensarla al contrario?

Si parla spesso, e lo faccio anche io, dei concetti di “buonismo” e “integrazione”. Ma non si può parlare di integrazione in assenza delle basi ontologiche del concetto, cioè in assenza della compatibilità e della possibilità di coesistenza tra due o più culture. Il concetto di integrazione a sinistra è ormai figlio di un atteggiamento dogmatico, ma se la sinistra applicasse nel concreto la propria ideologia non parlerebbe di integrazione, in assenza dei requisiti. E l’ideologia islamista non ha nulla a che fare, è chiaro, con i principi storici della sinistra.

Oriana Fallaci parlava spesso di Israele, un Paese di 8 milioni di abitanti circondato da 200 milioni di nemici che lo vorrebbero distruggere. Israele è una democrazia laica, tollerante, aperta, che rispetta le minoranze e i diritti dei gay. Eppure, buona parte della sinistra italiana ed europea preferisce sostenere le ragioni degli arabi palestinesi, definendo spesso Israele come una “teocrazia fascista e razzista” che pratica “apartheid”. Perché, secondo Lei?

Ci ricolleghiamo a quanto detto in precedenza. Io credo che una certa sinistra si sia ormai piegata a posizioni politiche di mera estetica. Non si va in profondità della questione, ma ci si basa solo su una tipica estetica di sinistra: sì all’accoglienza, sì all’aiuto nei confronti del più debole. Il popolo palestinese incarna evidentemente il ruolo di assoggettato e debole da aiutare, che ha voluto ritagliarsi.
Israele invece non ha mai avuto interesse nel coltivare legami con i media occidentali, pensando maggiormente al proprio sviluppo interno. E’ anche per questo che oggi Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente e ha una tecnologia sempre più avanzata, ma non si preoccupa minimamente della diffusione della propria cultura in Europa.
Israele non solo incarna i valori citati nella domanda, ma è anche un perfetto esempio di integrazione, essendo uno Stato costruito ex novo da persone provenienti da ogni parte del mondo e di ogni estrazione sociale.

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