Editoriali

Dalle urne un segnale “interessante” sul voto dei musulmani milanesi

Gad Lerner, l’autorevole opinionista che lodava le primavere arabe ed è preceduto dalla fama di vate lungimirante, definisce “interessante” il segnale che arriva dal voto dei musulmani milanesi.
A parere dell’oracolo che tutto vede e tutto sa, che analizza perfettamente gli scenari ed è in grado di prevedere il futuro senza mai sbagliare, gli oltre mille voti raccolti da Sumaya Abdel Qader sono una buona notizia. Un segnale di “ragionevolezza”.
Attenzione, però: Gad Lerner non esulta, come sarebbe normale, per il messaggio di “multiculturalismo” che arriva dai voti a Sumaya a Milano. Non esulta perché una musulmana ha preso voti, in nome di tolleranza, integrazione, inclusione e quant’altro. Gad Lerner è contento perché è stata Sumaya Abdel Qader ad aver preso quei voti, non una musulmana qualsiasi.
Non era infatti l’unica musulmana nella lista del Pd per il Comune di Milano: c’era anche Maryan Ismail, di origini somale, laica, moderata e tutt’altro che antisionista. Una musulmana non radicale, ignorata dal Pd, non spinta dal partito, che ha avuto poco spazio sui media e soprattutto non è mai stata difesa dagli attacchi interni ed esterni.
Maryan ha preso 324 voti, molti meno di quelli di Sumaya.
Non indossa il velo, probabilmente non è stata ritenuta spendibile mediaticamente dal Pd e dal centro-sinistra di Sala, a differenza di Sumaya divenuta un simbolo di integrazione.

E però, mentre Sumaya elogiava personaggi controversi come  quel Hassan Al Banna fondatore dei Fratelli Musulmani, Maryan si batteva per porre giuste condizioni alla costruzione di una grande moschea a Milano: criteri di trasparenza, ruolo non subalterno della donna, compresenza di tutte le anime dell’Islam nel futuro direttorio. E’ stata per questo accusata di apostasia, definita una nuova Souad Sbai. E minacciata. Pesantemente.
Ha anche dovuto subire le critiche dal Caim, il Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano presieduto da quel Davide Piccardo che recentemente ha attaccato con parole feroci la Comunità ebraica di Milano.
Nessuno ha mai difeso Maryan, all’interno del Pd. In tanti, invece, si sono spesi per stigmatizzare il “fango mediatico” di cui è stata vittima Sumaya: peccato che quest’ultima venisse criticata per posizioni ritenute troppo radicali, per i suoi discutibili endorsement e anche per alcune frasi antisioniste pubblicate su facebook dal marito.

Ma a buttare il carico è proprio Gad Lerner, che arriva a scrivere: “Un indubbio successo (i mille voti a Sumaya n.d.r), se si tiene conto della vera e propria campagna ostile cui l’avevano sottoposta altri due candidati della medesima lista, Marian Ismail Mohamed e Daniele Nahum, i quali l’accusavano -a mio parere irresponsabilmente- di essere una portavoce del radicalismo islamico e (addirittura) del wahabismo. Insieme, la somma delle preferenze conseguite da Marian Ismail Mohamed e Daniele Nahum neanche raggiunge quelle ottenute dalla sola Sumaya. Lo considero uno spiraglio di ragionevolezza“.
Su Maryan abbiamo già scritto. Daniele Nahum invece è ebreo, spesso si è speso per difendere le ragioni di Israele mettendoci la faccia, ed tutt’altro che intollerante nei confronti dei musulmani. Al massimo, chiede garanzie di trasparenza per la costruzione di una moschea a Milano.
Secondo Gad Lerner, quindi, è un segno di ragionevolezza che Sumaya Abdel Qader prenda più voti di una musulmana laica e moderata e di un ebreo che difende Israele.
Ne prendiamo atto, ma dobbiamo anche rilevare che i musulmani milanesi la pensano come lui: si sentono rappresentati da Sumaya e non da Maryan. Un segnale importante, per dirla alla Gad Lerner. Da non sottovalutare e soprattutto da capire e analizzare.

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