Editoriali

I custodi delle Memorie

Si apparecchia al Teatro Comunale di Ferrara, il Festival delle Memorie, molteplici, plurali, in ossequio all’Umanità, perchè tutte le vittime meritano di essere ricordate, e se non si possono ricordare tutte, si farà del proprio meglio.

Il 10 di gennaio, Moni Ovadia, direttore del teatro, voluto dall’Este in do minore Vittorio Sgarbi, ha illustrato con la sua abituale pomposità il programma. Vi figurano i tutsi, gli armeni, i curdi e poi, alla fine, gli ebrei, come coronamento, Keter, di questo “edificio della memoria” che va allargadosi, raccogliendo sempre più stanze, e forse, un giorno, comprenderà tutti i massacri e gli stermini della storia umana, retrocedendo nel passato, partendo dalle civiltà mesopotamiche.

Ovadia ringrazia Gabriele Nissim, fautore di Gariwo e gran estensore del concetto di “giusto” oltre la parrocchialità ebraica, l’asfittico recinto in cui lo ha chiuso Yad Vashem. Nissim gli ha dato l’abbrivio per questo festival, c’è da esserne orgogliosi.

Essere ecumenici, oggi, è fondamentale, e così Ovadia fa l’abituale citazione pret-a-porter del Talmud e poi del Corano, per ricordare che, prima di tutto, c’è l’Uomo, poi viene l’ebreo, il tutsi, il rom, anche se non si dimentica di ricordare che nei campi di concentramento morirono zingari e omosessuali, e oppositori del nazismo di varia specie. Anche quando si parla specificamente di Shoah bisogna fare ben attenzione a non circoscriverla solo agli ebrei.

In collegamento, a un certo punto, appare Franco Cardini, accompagnerà lui il cammino del festival. Cardini ci regala un florilegio di allusioni, di non detti, rinvia ai soliti poteri e potentati che vogliono impedire che si parli di determinati genocidi, mentre impongono l’ordine del giorno. Promette svelamenti, ne vedremo delle belle, Cardini non delude mai quando si tratta di rivelare gli arcana imperii, soprattutto quelli occidentali di cui è esperto massimo.

E’ poi il turno di Vittorio Sgarbi il quale, sorprendentemente fa Ovadia, dichiarando che quello vero, seduto a breve distanza da lui, non parlerà per “pudore” dello sterminio che Israele perpetra ai danni dei palestinesi. Ovadia, con la mascherina d’ordinanza su bocca e naso, resta impassibile, si capisce che coltiva dentro di sè il pudore a cui accenna Sgarbi, quello che negli anni, su Israele, lo ha fatto essere megafono della più vieta propaganda islamica. Dunque, tra i genocidi del Festival delle Memorie non si parlerà  di quello “palestinese”, bontà di Ovadia, anche se forse ne parlerà Cardini. Si starà a vedere.

Le premesse ci sono tutte per volare alto alto, la compagnia di giro è delle migliori. I biglietti sono già in esaurimento.

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