Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Il giardino di sinistra: l’antisionismo a Oxford

Recentemente, nella prestigiosa università inglese di Oxford, Alex Chambers, il co-presidente dell’Oxford University Labour Club, si è dimesso. Lo ha fatto a causa delle sempre più robuste pregiudiziali antisemite espresse dai membri dell’associazione studentesca. Ed Miliband, l’ex leader del partito laburista inglese si è dichiarato “profondamente turbato” dalle informazioni ricevute e ha deciso di rimandare la sua presenza all’annuale cena commemorativa tenuta dal club. Ha chiesto che venga fatta luce sugli episodi denunciati. Encomiabile, ma non c’è bisogno di fare luce poiché tutto è già visibile sotto il poco sfolgorante sole inglese.

Si tratta sempre della stessa pappa. Ovvero il piatto cucinato da Edward Said, il più pervicace e autorevole propugnatore accademico della vittimizzazione dell’arabo, condito con massicce dosi di inossidabile retorica neo-marxista e post-sovietica insieme alla lamentazione sull’oppressione dell’uomo nero da parte di quello bianco. Potremmo sbadigliare affranti, ma dopo lo sbadiglio occorre anche l’azione. Ai veleni sono necessari gli antidoti se no, inevitabilmente, fanno effetto.

Marx-Frantz Fanon-Angela Davis-Edward Said. Accoppiate autoriali formidabili affinché Israele sia presentato come un esempio flagrante di “imperialismo” e “colonialismo” e i palestinesi come i nuovi neri sottomessi al white power. Tutto questo è vecchio di quaranta, cinquanta anni, essendo stato codificato negli anni Sessanta e Settanta, e poi rimodellato a seconda delle circostanze storiche. Al posto degli ottocenteschi proletari che avrebbero riscattato il mondo dai padroni delle ferriere sono subentrati i neri e quindi gli arabi come vittime dell’Occidente capitalista. Di altre etnie perseguitate e massacrate (come gli armeni, i curdi, i rohingya) non ci si è curati molto. Non essendo mai stati al centro dell’attenzione dell’ex Unione Sovietica, anche quella dei paladini della giustizia denegata si è orientata altrove. Israele è dunque diventato il capro espiatorio prediletto, e il sionismo da movimento di emancipazione realmente di sinistra quale era è stato trasformato in una forma di razzismo.
Non si dirà mai abbastanza come oggi l’antisemitismo non sia più un prodotto dell’estrema destra, se non marginalmente, ma dell’estrema sinistra, la quale, monopolizzando il discorso accademico, innestandosi saldamente nella Kultur, è riuscita a propagare da decenni la propria agenda anti-occidentalista e dunque anti-americana e anti-israeliana.

La potenza della propaganda è inaudita, come ben sapeva il Dottor Joseph Goebbels, poiché trasforma il nero in bianco e l’alto in basso senza batter ciglio. E anche a Oxford, nel club che si ispira al partito laburista, ora non a caso finito nelle mani di un estremista il quale considera Hamas e Hezbollah movimenti resistenziali, tutto ciò è fiorito e fiorisce rigoglioso.

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