Diritto e geopolitica

Il problema dei rifugiati: L’UNRWA

Nell’articolo dedicato alla questione dei rifugiati e pubblicato il 13 novembre si è affrontato il tema dei rifugiati provocatiti dagli avvenimenti bellici a seguito dell’invasione araba del 1948. In questo articolo si entrerà nel dettaglio dell’agenzia ONU costituita per fronteggiare il problema dei rifugiati della Palestina.

UNRWA

Con la Risoluzione 302 dell’Assemblea Generale, l’8 dicembre 1949, si stabiliva la creazione di una specifica agenzia per i profughi della Palestina: l’UNRWA, (Agenzia delle Nazioni Unite di Soccorso e di Interventi per i rifugiati della Palestina in Medio Oriente).

L’UNRWA doveva durare un tempo limitato ma, nel corso dei decenni, è stata continuamente rifinanziata nonostante a partire dal dicembre 1950 venne creata una specifica agenzia ONU per i rifugiati: l’UNHCR, cioè l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che da allora si è occupata di tutti i rifugiati del mondo ad esclusione di quelli palestinesi. Dal 1950 l’ONU ha dunque due agenzie per i rifugiati: l’UNHCR per tutti i rifugiati del mondo e l’UNRWA: l’agenzia per i soli rifugiati palestinesi. La peculiarità di questa situazione è la diversa definizione di rifugiato per le due agenzie.

Per l’UNHCR il rifugiato è colui che a causa di eventi naturali, guerre o per persecuzioni religiose, razziali o politiche è costretto a lasciare la propria casa o il proprio paese per trovare rifugio in un altro luogo (la definizione ONU completa la si trova nella Risoluzione 429 del 14 dicembre 1950 dell’Assemblea Generale). Per l’UNRWA la definizione si estende dal rifugiato vero e proprio a tutte le persone in successione maschile, cioè i discendenti, per matrimonio, per adozione e per chi volontariamente ha lasciato la propria abitazione nel 1948 alla nascita di Israele. Questo seconda definizione assai elastica ha creato il caso dei “rifugiati” nati e cresciuti in Canada o negli USA e che non sono mai stati in Medio Oriente.

Nella Risoluzione 302 che costituì l’UNRWA, non vi è alcuna menzione relativamente a questa applicazione pratica dello statuto di rifugiato. Si tratta di una prassi  che è andata a consolidarsi nel tempo. Più che una agenzia preposta alla sistemazione dei rifugiati l’UNRWA è diventata una vera e propria fabbrica per la loro moltiplicazione.

La tabella 1 esemplifica molto bene come i criteri dell’UNRWA appena descritti hanno modificato radicalmente la situazione attuale del numero dei rifugiati palestinesi:

In sintesi con i criteri dell’UNRWA, al giorno d’oggi i rifugiati palestinesi sono oltre 5.500.000, con i criteri utilizzati dall’UNHCR – che valgono per tutti gli altri rifugiati del mondo – sarebbero solo 30.000. Cifra, questa, del tutto accettabile in ogni trattativa in merito alla soluzione del loro problema. Ma non ci sono dubbi che questa situazione creata ad arte sia un potente strumento politico messo in atto allo scopo di non giungere a nessun compromesso. Infatti, il “problema” dei rifugiati è da tempo l’ostacolo più grosso nelle trattative di pace tra Israele e i palestinesi.

E’ bene ricordare ancora una volta che Israele non è responsabile della situazione dei rifugiati palestinesi, essendo la causa principale la guerra scatenata dai paesi arabi nel 1948. Ciò nonostante, dovrebbe essere Israele, secondo i paesi arabi e la UE che dovrebbere riassorbirli per giungere alla “pace”. Il che significherebbe, inevitabilmente che Israele, uno Stato di facendo ciò di 9.0000.000 di abitanti, se assorbisse 5.0000.000 cosiddetti rifugiati palestinesi, ceserebbe di esistere come Stato ebraico. E questo è infatti l’obiettivo palese.

Entrando più nel dettaglio di questa agenzia, si scoprono altre cose davvero “uniche”.

Per prima cosa salta subito all’occhio il budget e il personale dell’UNRWA rispetto a quello dell’UNHCR. Per fare un esempio, nel 2016, dai dati forniti dall’ONU si evince che l’UNRWA ha speso 246$ per ognuno dei 5.3 milioni di rifugiati e discendenti palestinesi, mentre l’UNHCR lo stesso anno ha speso 58$ per ognuno dei circa 68 milioni di rifugiati nel mondo. Dal 1950 ad oggi l’ONU, tramite la sola UNRWA, ha speso oltre 25 miliardi di dollari per i rifugiati palestinesi, cioè il doppio dei soldi del piano Marshall con cui è stata ricostruita l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Cosa altrettanto sorprendente è il personale delle due agenzie. L’UNRWA impiega poco più di 30.000 persone per prendersi cura dei 5.3 milioni di rifugiati e discendenti, cioè la ragguardevole cifra di un dipendente ogni 176 rifugiati. Mentre l’UNHCR ha a disposizione circa 11.000 persone per gestire l’emergenza di 68 milioni di persone, cioè una ogni circa 6.100 rifugiati.

E’ da sottolineare che di questo cospicuo personale, la stragrande maggioranza sono palestinesi stessi. Tra i loro compiti c’è la gestione delle scuole e la pubblicazione dei testi scolastici. Questo è un aspetto rilevante della gestione dell’UNRWA. Va subito precisato che i testi scolastici utilizzati sono diventati, da numerosi anni, un strumento di propaganda e di vero e proprio odio antiebraico. Cosa che non ha precedenti. Soprattutto in considerazione del fatto che sono realizzati, pubblicati e diffusi con i soldi dell’ONU, della UE e degli USA. La cosa è diventata talmente grave che perfino l’ONU stessa, dopo ripetute segnalazioni, si è dichiarata “preoccupata” in un rapporto, del 29 agosto 2019, redatto dalla commissione contro le discriminazioni razziali.

La vignetta sopra riportata  è presa da un testo scolastico palestinese di studi sociali del 2017. L’intento è quello di demonizzare gli scavi archeologici di Gerusalemme visti solamente come tentativo di distruggere le moschee e il patrimonio culturale islamico.

La UE, dopo anni di inutili segnalazioni, nell’aprile 2018 ha formalizzato una commissione d’inchiesta, sui testi scolastici palestinesi, che ha portato il parlamento europeo a votare per il congelamento di 17 milioni di euro di fondi, ad ottobre del 2018, a causa “dell’incitamento all’odio” presente nei testi scolastici. Qui si riporta, in parte, quanto emerso dall’indagine presentata al parlamento europeo sui testi scolastici:

The curriculum for 2018-2019 “deliberately omits any discussion of peace education or reference to any Jewish presence in Palestine before 1948,”. […]

“Most troubling, there is a systematic insertion of violence, martyrdom and jihad across all grades and subjects in a more extensive and sophisticated manner, embracing a full spectrum of extreme nationalist ideas and Islamist ideologies that extend even into the teaching of science and mathematics”.

Traduzione: “Il curriculum per il 2018-2019″ omette deliberatamente qualsiasi discussione sull’educazione alla pace o riferimenti a qualsiasi presenza ebraica in Palestina prima del 1948″. […] “cosa ancora più preoccupante, c’è un inserimento sistematico di violenza, martirio e jihad in tutti i gradi e materie in un modo ampio e sofisticato, abbracciando una gamma completa di idee nazionaliste estremiste e ideologie islamiste che si estendono anche all’insegnamento della scienza e della matematica”.

L’immagine 1 è presa da un altro testo scolastico palestinese di studi sociali.

 

Il testo in arabo recita:

Titolo: La mappa della Palestina.

“Attività 1-A: osservate la seguente mappa, traete le conclusioni e quindi rispondete:”

“Distingueremo tra le città palestinesi occupate dai sionisti nel 1948 e quelle che occuparono nel 1967”.

La dettagliata analisi di moltissimi testi scolastici palestinesi è del Dr. Arnon Groiss del Centro Meir Amit (www.terrorism-info.org.il).

Questa è solo la punta dell’iceberg. Già nel 2014 si era palesato a Gaza, in occasione dell’operazione militare israeliana “Margine protettivo”, iniziata dopo l’uccisione di tre adolescenti ebrei e il lancio di numerosi razzi, come le sedi dell’UNRWA e soprattutto le sue scuole venivano utilizzare regolarmente dai terroristi di Hamas come depositi per razzi, armi e munizioni. Va sottolineato che varie indagini hanno dimostrato che molti dipendenti stessi dell’UNRWA erano, e sono, membri di Hamas. Nessun provvedimento, da parte di un qualsiasi organismo internazionale, è mai stato preso per porre fine a questa situazione che si protrae da innumerevoli anni.

Oltre a tutto ciò dall’estate scorsa, tutta la dirigenza generale dell’UNRWA è finita sotto inchiesta dell’ONU per malversazione, nepotismo e gestione “poco trasparente” dei fondi, ad iniziare dal suo direttore generale, lo svizzero Pierre Krähenbühl. Krähenbühl è stato costretto a dimettersi dall’incarico in attesa della conclusione delle indagini. Al suo posto è stato nominato il 6 novembre, ad interim, l’inglese Christian Saunders. Vari paesi hanno deciso di bloccare i fondi che annualmente versano all’agenzia, tra gli altri la Svizzera, il Belgio, l’Olanda e la Nuova Zelanda. L’Italia, invece, ha deciso di aumentare il suo contributo annuo.

Gli USA dell’amministrazione Trump si sono dimostrati i più critici all’operato dell’UNRWA. Così nel corso degli ultimi due anni hanno progressivamente diminuito, fino a congelare, il loro cospicuo contributo annuo che si aggirava sui 350 milioni di dollari (pari a circa il 25% del budget totale).

Un’ultima annotazione la si può fare in merito al numero ufficiale dei rifugiati soccorsi dall’UNRWA. L’agenzia ONU riporta come dato “ufficiale”, nel 2019, il numero di 5.5 milioni di rifugiati. Ma è interessante osservare che, leggendo tutti i documenti ONU in merito, si evince che un censimento ufficiale non esiste perché non è mai stato fatto. Questo è in parte dovuto al fatto che i criteri che definiscono i rifugiati palestinesi, come abbiamo visto, rendono molto difficile il loro conteggio, oltre al fatto che politicamente è “sconveniente” accertarlo. Si può però segnalare il fatto che, nel 2017, in Libano dalle autorità locali è stato fatto un primo – e per ora unico – tentativo di censimento. Quello che è emerso è sorprendente: quasi 300.000 persone registrate presso l’UNRWA semplicemente non risultavano… cioè il numero reale dei rifugiati era del 62% inferiore rispetto alle stime ufficiali (quelli esistenti risultavano essere 174.422 rispetto ai 459.292 registrati). E la stessa cosa stava emergendo per i rifugiati della Cisgiordania. Poi la cosa è stata velocemente insabbiata. In pratica il dato di 5.5 milioni di rifugiati è gonfiato ad arte per ottenere più soldi da spendere in modo “poco trasparente” come l’indagine ONU stà evidenziando in questi mesi.

Dopo tutti questi dati non è blasfemo dichiarare che l’UNWRA è parte sostanziale dell’impossibilità di trovare un accordo di pace tra Israele e i palestinesi.

 

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