Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Lettera a Rachele Mussolini, capogruppo della lista Civica “con Giorgia” al Comune di Roma

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile Signora Mussolini

Sono Alessandro Matta, il direttore e fondatore della Associazione Memoriale Sardo della Shoah di Cagliari. Dal 2011 la mia associazione è attiva nelle tematiche della trasmissione della memoria del tragico evento della Shoah e, più in generale, è anche una associazione militante contro l’antisemitismo dei nostri giorni ed il pregiudizio, nonché una organizzazione che studia e ricorda anche gli altri tre genocidi della storia del XX secolo (Herrero, Armeni e Tutsi) e i genocidi spesso tuttora in corso in questo nostro secolo corrente (Darfur, Guatemala, Cecenia…)

Le scrivo dopo aver letto una sua dichiarazione in merito alla sua assenza annunciata al viaggio della Memoria istituzionale che in queste ore sta avendo inizio nei luoghi del campo di sterminio e di concentramento di Auschwitz Birkenau e Auschwitz 1, organizzato dal comune di Roma insieme alla Comunità Ebraica della capitale. Ho letto, nello specifico, che lei ha dichiarato al quotidiano “Il Messaggero” le seguenti affermazioni:

Credo che si pianga sempre e solo una tipologia di morti, di serie A, e ci dimentichiamo troppo spesso delle vittime del comunismo. Al cui confronto Hitler era un novellino”.

Cara signora Mussolini, che profondo dispiacere e quanta rabbia leggere, ancora una volta, la solita minestra di accuse fatte agli ebrei e più in generale a chi si occupa di memoria e didattica della Shoah.

Ma soprattutto, ancora una volta sono veramente esterrefatto nel dover rimarcare una sorta di “concorrenza tra memorie” spesso volutamente provocata da simili affermazioni, o peggio ancora rimarcare il continuo biasimo nel sentirci spesso dire, frasi come “Eh, ma allora Stalin? Eh, ma allora le foibe?”

La sua affermazione sul “comunismo, al cui confronto Hitler era novellino”, purtroppo è la più lampante espressione di un tal biasimo continuo.

Tuttavia, poiché ci tengo a chiarire alcune cose, ho deciso di scrivere questa lettera per chiarire, a lei e agli altri che erroneamente continuano a rimarcare a tutti i costi una sorte di “competizione” tra nazismo e comunismo dove “vincerebbe” quest’ultimo per via del “numero di morti” maggiore, una serie di cose molto importanti.

Anzitutto, chi si occupa di Shoah, o più in generale di genocidio, non ha mai affermato una “maggiore” importanza dei crimini Hitleriani rispetto ai crimini delle dittature Staliniste o di sinistra estrema. Né ha mai affermato, o tentato di affermare, che i morti di Hitler siano “morti di serie A” rispetto a una vittima di Stalin o di Pol Pot.

La questione, semmai, è un’altra. E sta nella differenza storica tra genocidio e crimine di guerra, o tra genocidio e massacro o repressione politico/militare della dissidenza sotto un regime.

C’è poi un’altra questione, ancora più grave, che è quella del fenomeno della cosiddetta “Reductio ad Hitlerum” di ogni fenomeno di violenza o massacro che scorre davanti ai nostri occhi o è accaduto nella storia prima e dopo la shoah.

Paradossalmente, mi permetta di osservare signora Mussolini, che la sua affermazione sul comunismo che fa “apparire Hitler come novellino” potrebbe essere un esempio da manuale di quest’ultimo fenomeno.

Come sottolinea il grande storico Georges Bensoussan: “la Memoria della Shoah è così pervasiva e presente che la gente ne abusa; tutto diventa genocidio, ogni episodio violento (…) Questi non sono genocidi, nessuno viene arrestato per essere messo a morte. Creare parallelismi è una disonestà intellettuale, è strumentalizzare la memoria della Shoah a fini politici.

Per genocidio, cosa si intende? Si intende “gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”

In questo, il genocidio è differente da qualunque repressione politica, da qualunque crimine di guerra, ed è addirittura differente dalle stesse pulizie etniche a cui abbiamo purtroppo assistito in anni recenti in alcuni territori europei, perché in tutte queste ultime tipologie di massacro, il massacro in se è un “mezzo”, ma non il fine, come lo è invece nel genocidio.

Nei crimini di Stalin, la deportazione nei Gulag era subita con lo scopo di punire presunti oppositori “per ciò che si era fatto”, o allo scopo di ottenere da questi ultimi una sorta di “redenzione” e conversione al pensiero politico ed ideologico dominante. Stesso elemento portante avveniva con Pol pot in Cambogia, o con Videla in Argentina. Nella pulizia etnica, invece, secondo lo storico Prunier avviene lo sterminio di massa di una parte della popolazione per allontanare i sopravvissuti ed occupare il territorio. Mentre nel genocidio, il non esistono vie di fuga: anche i gruppi religiosi e politici non possono salvarsi attraverso la conversione o la sottomissione. Le vittime di un genocidio non sono uccise “per quello che hanno fatto o che fanno”, ma “per quello che Sono”. il desiderio di distruggere la popolazione vittima in quanto tale (spesso assieme alla sua memoria culturale) e non solo quello di assicurarsi il controllo di territori o risorse economiche eliminando gli oppositori reali o potenziali. In questo la Shoah può essere si paragonata ad altri fenomeni, ma solo a altri genocidi, come lo sono stati il genocidio degli Herrero in Namibia a inizio XX secolo, il genocidio degli Armeni da parte della Turchia nel corso del primo conflitto mondiale, e il genocidio Tutsi nel Rwanda del 1994. E non è una questione “numerica” a fare la differenza! Possono anche essere assassinate, sui presupposti genocidari che ho appena esposto, anche solo due persone di quella popolazione che si è decisa di eliminare “in quanto tale”, e il crimine verrà comunque perseguito dai tribunali internazionali sempre come genocidio.

In questo c’è una enorme differenza. Il comunismo ha si prodotto milioni e milioni di morti, numericamente anche di più di quelle di Hitler. Ma a differenza di Hitler, Stalin non ha mai concepito un’organizzazione come quella delle Einsatzgruppen o un luogo di messa a morte effettivo come Treblinka o Belzec allo scopo di eliminare una intera popolazione o etnia per la “colpa” sola di esistere.

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