Israele e Medio Oriente

Nuovi attacchi terroristici in Israele

Khaled Meshaal (nella foto), leader di Hamas in esilio, la lanciato un appello per formare una direzione che coinvolga tutte le fazioni palestinesi per condurre l’intifada contro Israele.

Parlando ai giornalisti a Gaza in videoconferenza da Doha, Khaled Meshaal ha esortato i palestinesi a formare una direzione operativa dell’Intifada e ha sottolineato la necessità di concordare una strategia comune efficace e mettere sotto pressione Israele per raggiungere i loro obiettivi .

La responsabilità di questo reparto è quello di disegnare una visione e specifici obiettivi di politica nazionale per l’intifada e che comprenda la sconfitta di Israele ed unire Gerusalemme sotto il potere palestinese. I palestinesi accusano Israele di cercare di prendere il controllo del Monte del Tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme, di imporre orari separati per ebrei e musulmani o partizione geografica del luogo. Il leader terrorista di Hamas ha ancora chiesto chiamato alla resistenza in tutte le sue forme, anche armata, sottolineando che l’intifada mira a confrontarsi con i coloni e difendere i luoghi santi musulmani.

Dal 2007 e la presa del potere a Gaza da parte di Hamas, il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas esercita un corrotto potere su una parte della Cisgiordania occupata dai palestinesi mentre le differenze profonde permangono tra le due parti.

“L’unità nazionale è un imperativo per l’intifada per raggiungere i suoi obiettivi”, ha detto Khaled Meshaal, “Viviamo l’Intifada e dobbiamo continuare fino alla liberazione di Gerusalemme e la Cisgiordania”.

Gli appelli del terrorista di Hamas da Doha, non sta mica in prima linea ovviamente, non è caduto nel vuoto: ieri, domenica 8 Novembre, si sono verificati vari attacchi terroristici ai danni di cittadini israeliani. Nel primo, avvenuto nell’area di confine di Tapuah, un’auto condotta da un terrorista ha investito quattro pedoni causando il ferimento di quattro persone tra cui una donna in stato di gravidanza, mentre venerdì altri quattro cittadini dello Stato Ebraico sono hanno riportato serie ferite in tre diversi attacchi terroristici.

La vile guerra di stampo terroristico di una popolazione inventata continua nel più assordante silenzio dei media occidentali che trovano ormai il loro codice deontologico scritto tra le pagine del “Mein Kampf”. Un silenzio vigliacco, asservito al nazismo islamico, al terrorismo in nome dell’Islam. Un vile silenzio che non solo tende a danneggiare l’unico stato democratico del Medio Oriente, Israele, ma tende a danneggiare anche la propria cultura, le proprie radici. A dimostrarlo è il tragico evento, accaduto a fine settembre, che ha viso quale vittima sacrificale la chiesa di San Charbal a Betlemme, città sacra ai cristiani visto che proprio a Betlemme nacque Gesù. Su quel tragico evento, il rogo e la distruzione di quella chiesa, nessun giornalista ha speso una parola, una goccia di inchiostro, l’unico a rompere questo stato di vile omertà degna di un’organizzazione mafiosa è stato Padre Gabriel Naddaf che ha denunciato l’atto di intimidazione da parte palestinese, avvenuto il 26 Settembre u.s. Eccone le parole:”Facciamo appello a Mahmoud Abbas perché condanni l’attacco e garantisca in futuro la sicurezza dei luoghi sacri cristiani nei loro territori. Ed è proprio questo tipo di atteggiamento da parte della leadership dell’Autorità Palestinese ad incoraggiare atti di vandalismo e di terrorismo contro i luoghi cristiani, poiché gli estremisti palestinesi sanno che non saranno consegnati alla giustizia ne puniti per i loro atti.

Contrariamente allo Stato d’Israele, che tutela i diritti di tutti i suoi cittadini compresi quelli delle sue comunità cristiane e musulmane, l’Autorità Palestinese permette la corruzione e l’intimidazione soprattutto verso la sua popolazione cristiana. Questo è il motivo per cui luoghi storici come Betlemme, che erano a maggioranza cristiana prima che l’Autorità Palestinese ottenesse il controllo di questi territori, hanno ora solo una piccola percentuale di cristiani, che sono stati costretti ad andarsene a causa delle condizioni sfavorevoli e delle persecuzioni contro di loro”.

Ma “qualcuno”, anziché pensare ai parassiti che lo circondano, continua a chiamarli “angeli di pace”.

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