Editoriali

27 gennaio: non possiamo non sapere cosa sia stato l’olocausto

L’ignoranza, si sa, è una brutta cosa. Ma è anche quanto di più diffuso esista nel mondo, ancor più della fame, nel mondo. Perché molti di quelli che hanno le pance piene, ben ignoranti rimangono.
Dietro un inconsistente relativismo da ben pensanti, oggi non si fa che leggere che la giornata della memoria è la giornata in cui si “devono” piangere le vittime della Shoah. Solo loro? Pare ovvio che ogni cristiano – e non – dotato di un minimo di buon senso si senta in diritto di obiettare che le vittime dell’Olocausto non valgono mica più o meno di tutti gli altri milioni di milioni di vittime che la storia umana ha mietuto nei secoli! Ecco quindi che si affacciano tuttologi, ideologi e soprattutto negazionisti, antisionisti, antisemiti, odiatori di Israele, che trasformano il 27 Gennaio in una data in cui si debba commemorare, per par condicio, tutta una serie di altre categorie, incluse le vittime dello stesso Israele. Posizione umanamente condivisibile: non ci sono morti che valgono più di altri.

Chiariamoci bene dunque, perché non è questo che si deve ricordare, o meglio sapere, nel giorno della Memoria. E siccome il fatto non è sempre chiaro ai non addetti ai lavori, lasciatemi spiegare.
Lo sterminio degli ebrei non è uguale a mille altri stermini avvenuti nella storia
Non può essere paragonato alla riduzione dei nativi americani, né alla tratta degli schiavi neri, né agli armeni, né ai vietnamiti.
No signori. Non è possibile paragonare l’Olocausto ad altri stermini. Per un motivo assai semplice e di natura “amministrativa”. In nessuno degli altri casi, infatti, lo Stato aveva definito “legalmente” uno sterminio.
Non è la memoria degli Ebrei che deve essere condivisa, ma la memoria dei meccanismi che sono stati messi in atto dallo Stato, con successo, e nella piena legalità.
Il processo di distruzione degli ebrei d’Europa richiese l’interazione di strutture amministrative, debolezze costituzionali, pregiudizi storicamente sedimentati e consolidati contro gli ebrei, giustificazioni argomentative e manipolazione psicologica. La fabbricazioni di cadaveri nei campi di sterminio fu il risultato di questa fin troppo riuscita interazione.

La campagna antisemita nazista si sviluppa attraverso una serie passaggi consecutivi e cumulativamente radicalizzati, che spingono incontrovertibilmente al risultato estremo. Il primo passo è rappresentato dalla persecuzione legislativa contro la comunità ebraica tedesca, nel 1933. Successivamente, intorno alla metà degli anni trenta, essa procede con una serie di arianizzazioni e liquidazioni del comparto produttivo e finanziario ebraico, e di riflesso dell’assetto della comunità nel suo insieme. A questo processo fa seguito la fisica concentrazione e ghettizzazione della popolazione ebraica nell’Europa occupata dai Nazisti, a partire dal 1939, la cui estrema evoluzione porta all’uccisione e annientamento della stessa, in un crescendo di provvedimenti che hanno luogo dal 1941 e si arresteranno con la conclusione del conflitto armato e la caduta della Germania.
Ciò che preme sottolineare, è che la distruzione degli ebrei fu un processo AMMINISTRATIVO: il loro sterminio richiese l’applicazione di misure amministrative sistematiche, per tappe successive.
1) DEFINIZIONE di EBREO – la classificazione e schedatura avvenne, non senza difficoltà o necessarie imprecisioni, attraverso la circoscrizione di provenienza, legami di sangue, matrimoni e discendenze.
2) PROCEDURE di ESPROPRIAZIONE
3) CONCENTRAMENTO NEI GHETTI
4) STERMINIO a) in Russia, tramite i reparti mobili di MASSACRO (EINSATZGRUPPEN) b) negli altri Paesi, previa deportazione verso i campi di Sterminio
5) CANCELLAZIONE delle PROVE

Una società moderna non dispone di così tanti mezzi per uccidere rapidamente un gran numero dei propri membri: ciò pone un problema di enorme ampiezza, che comporta una massa incalcolabile di difficoltà e un’infinità di ostacoli, ed un senso infallibile della direzione da intraprendere. Questo non è mai stato messo su carta da nessun’altro Stato.
I regimi comunisti? Vedremo, quando saranno sciolti i suoi molti segreti magari ne riparleremo.
Ma non cadiamo nel pressappochismo. Bisogna conoscere la Storia. Non è corretto usare questa data per paragonare gli ebrei sterminati dai nazisti ai palestinesi “sterminati” dagli israeliani. Un paragone che peraltro non regge, neppure numericamente. In luoghi come Gaza, dove la popolazione è quadruplicata negli ultimi 20 anni, non si può certo parlare di genocidio.
Spiace che qualche buontempone dei centri sociali abbia ritenuto opportuno inventare “La Giornata della Memoria antinazista e antisionista”, trovando il modo di condannare gli israeliani al pari dei nazisti. E di paragonare gli ebrei di oggi ai loro carnefici di un tempo.
Spiace anche leggere che sotto uno status su facebook di Giorgia Meloni, rea di aver pubblicato un sincero e accorato appello a celebrare come si conviene questo 27 gennaio, appaiano commenti di presa di distanza dalla leader di Fratelli d’Italia, corredati da considerazioni antisemite e negazioniste di ogni risma.
C’è un pericoloso antisemitismo a destra e a sinistra.
E tuttavia, oggi non si parla di questo, ma del pericolo che pone il potere in mano ad uno stato totalitario – quanti ce ne sono ancora!

Gli ebrei considerano molto intima questa ricorrenza e quasi non la vorrebbero condividere con altri che non la possono capire. In Israele non si festeggia il 27 gennaio, ma il 27 di Nisan del calendario ebraico, che quest’anno cade il 4 maggio. E’ lo Yom HaShoah (יום השואה), data istituita da Ben Gurion nel 1953 per non dimenticare il dramma della Shoah. Vengono chiusi i teatri e i locali di divertimento, alle dieci del mattino suonano le sirene in tutto il Paese e si osservano due minuti di silenzio. Chi è in auto, frena, si ferma, spegne il motore. E dopo due minuti riparte.
Prima di commentare la vostra Giornata della memoria, riflettete su quanto accennato, un argomento certo complesso e di difficile approfondimento, ma basato su fonti autentiche. Non concedetevi l’inutile lusso di essere giudici, se disinformati. Rimando alla consultazione del testo di Raul Hilberg “La distruzione degli Ebrei d’Europa” – 1999.
Riflettete, e lasciate alla Giornata della Memoria il suo diritto sacrosanto ad esistere come monito per gli stati democratici.

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