Islam e Islamismo

Da Khomeyni a Erdoğan. Cosa succede nell’Impero Ottomano

Nei primi anni della decolonizzazione, molti dei nuovi Stati si dotarono di strutture sociali e politiche all’occidentale, ridimensionando, o addirittura azzerando, l’influenza del loro portato storico e culturale. Con il tempo (specialmente nei ’60-’70), questo causò una reazione identitaria, che in alcuni casi spazzò via le leadership post-coloniali sostituendole con regimi di tipo arcaico e/o confessionale come quello di Khomeyni in Iran.

Sebbene con alcune differenze, questa vicenda storica può spiegare anche l’attuale evoluzione (o involuzione) turca; la Turchia è infatti, con l’Arabia Saudita, la nazione più importante nella storia del mondo islamico e, con gli Arabi, i Turchi sono stati i vettori più importanti per l’espansione e la diffusione dell’Islam. Il crollo, per mano dell’Occidente, dell’ antica superpotenza ottomana e il processo di laicizzazione e di occidentalizzazione che ne seguì possono quindi essere stati interpretati, soprattutto dai segmenti meno evoluti della popolazione, come una violenza verso la storia e l’ identità turche, determinando il successo di un conservatore e nazionalista come Erdoğan, non a caso molto popolare nelle zone rurali.

La Turchia non è un Paese occidentale; non lo è geograficamente, non lo è etnicamente, non lo è culturalmente, non lo è storicamente. Un conservatore turco guarderà dunque alla Shari’a oppure al “velo” come un conservatore italiano guarderà al crocifisso od al presepe nelle scuole. Stupirsene significa non padroneggiare gli strumenti base dell’analisi storica e politica.

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