Editoriali

“Non ammazziamo donne, ma tu leggerai il Corano”. In ricordo di Dafna e Hadar

“Non ti uccidiamo perché non uccidiamo donne, ma tu leggerai il Corano”.
Con queste parole, uno dei fratelli Kouachi si è rivolto a Sigolène Vinson, comica, avvocatessa e scrittrice che quel giorno stava partecipando alla riunione di redazione del Charlie Hebdo. Era il 7 gennaio 2015, i terroristi si sono fatti aprire il cancello d’ingresso dalla vignettista Corinne Rey, puntandole una pistola alla tempia, poi hanno fatto irruzione e hanno sparato, uccidendo direttore, vignettisti, dipendenti del Charlie Hebdo. Dodici morti, tra cui due poliziotti. E una donna, Elsa Cayat, psichiatra e giornalista che collaborava con il settimanale satirico. Non è stata “fortunata” come la Vinson: la raffica di colpi partiti all’impazzata dai kalashnikov dei fratelli Kouachi non l’ha risparmiata.
Peccato, perché i terroristi “non uccidono le donne”, come hanno detto a una terrorizzata Sigolène Vinson, che racconterà l’aneddoto alla stampa. Anche Corinne Rey, che sotto la minaccia dei due terroristi ha digitato il codice alfanumerico per sbloccare la serratura elettronica, è stata tenuta in ostaggio e poi rilasciata.
Il giorno dopo, l’8 gennaio, il complice dei fratelli Kouachi, Amedy Coulibaly, ha freddato la poliziotta Clarissa Jean-Philippe sparandole un colpo alla testa. Siamo a Montrouge, città a sud di Parigi. E’ il prologo alla strage dell’Ipermercato kosher del 9 gennaio. Tre giorni di terrore a Parigi, cui ne seguiranno altri ancora più drammatici.
Le feroci esecuzioni della poliziotta, 27 anni, e della psicanalista, 54 anni, rappresentano probabilmente due strappi alla regola rispetto al “codice d’onore” dei terroristi islamici, che “rispettano” le donne e “non le uccidono”.

In terra di Israele, questa regola probabilmente non è molto conosciuta tra i terroristi di Hamas. La cosiddetta “Intifada dei coltelli” non ha risparmiato le donne. La prima vittima è stata Naama Henkin, 30 anni, uccisa assieme al marito Eitam nei pressi di Nablus, tra i due insediamenti di Alon Moreh e Itamar. L’auto con a bordo la coppia è stata crivellata di colpi, i due coniugi uccisi mentre i quattro figli sono stati trovati illesi sul sedile posteriore. E’ il 1 ottobre 2015, data che inaugura l’escalation di violenze.
Pochi giorni dopo, il 7 ottobre, la 38enne Rivi Lev Ohayon ha rischiato il linciaggio: la sua auto è stata presa a sassate da un gruppo di palestinesi nei pressi di Betlemme.
L’11 ottobre una soldatessa è stata pugnalata e ferita gravemente in una fermata dell’autobus, il 14 ottobre una donna di 70 anni accoltellata a Gerusalemme est, il 28 ottobre  una civile israeliana aggredita davanti a un supermercato di Gush Etzion.
Il 2 novembre tre israeliani sono stati accoltellati vicino a Tel Aviv, tra loro una donna di 80 anni. Il 21 novembre un terrorista palestinese ha accoltellato quattro passanti, tra cui una donna e una ragazzina di 13 anni, nella città israeliana di Kiryat Gat.

340Il 22 novembre 2015 uno dei momenti più drammatici dell’Intifada dei coltelli: Hadar Buchris (nella foto a sinistra), 21 anni, è stata accoltellata alle spalle dal terrorista 34enne Wissam Tawabte, ucciso sul posto dalle guardie di sicurezza. Colpita vigliaccamente alla testa senza potersi difendere, la giovane è morta all’ospedale Shaare Zedek di Gerusalemme. L’orribile aggressione è avvenuta nell’area degli insediamenti ebraici di Gush Etzion.
La morte di Hadar ha destato molto scalpore nell’opinione pubblica, anche in Europa, ma purtroppo non sarà destinata a restare un episodio isolato.
Il 18 gennaio 2016, sempre nell’area di Gush Etzion, una donna israeliana incinta di 4 mesi è stata accoltellata da un palestinese. La vittima, Michal Froman, 30 anni, nuora del compianto rabbino Menachem Froman noto per il suo impegno a favore della pace con i palestinesi, è stata trasportata in ospedale ma è riuscita a sopravvivere, anche il feto fortunatamente non ha subito danni. Poche ore prima un’altra madre, Dafna Meir, 38 anni, era stata accoltellata all’interno della sua abitazione da un terrorista, a Otniel, Cisgiordania. Lei invece non ce l’ha fatta, riuscendo solo a difendersi fino all’ultimo e ad impedire che l’aggressore si accanisse su tre dei suoi sei figli. Due aggressioni quasi identiche a poche ore di distanza. Simili le vittime, giovani madri, minorenni palestinesi entrambi gli attentatori (17 e 15 anni).
Dafna e Michel sono riuscite a difendere le loro creature, morendo o rischiando la vita.
Un’altra Hadar, Hadar Cohen, ieri ha invece salvato il suo popolo, sacrificandosi. Poliziotta, ha fermato e bloccato tre terroristi palestinesi armati di pistole, bombe a mano e coltelli presso la porta di Damasco a Gerusalemme. I tre si sono accaniti su di lei, accoltellandola ripetutamente e infine sparandole addosso. Assieme a una collega, Hadar Cohen è riuscita ad ucciderli, ma a causa delle ferite riportate è stata trasportata d’urgenza in ospedale, in condizioni disperate. E’ morta qualche ora dopo, a soli 19 anni.
Madri che salvano figli, poliziotte che sventano attentati e stragi.
Così muoiono le ebree israeliane, ammazzate da quei terroristi islamici che “risparmiano le donne”. E invece le aggrediscono alle spalle o dentro le loro case, oppure incuranti della creatura che portano in grembo.

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